Subbjàcu méo -la “mia” Subiaco- (my Subiaco)

La “mia” Subiaco.

Fe.Fè.

info@subbjacumeo.it

Subbjàcu. Paese che va’, usanza che trui…

La Mia Subiaco – Subbjàcu méo – Sublacum Meus- My Subiaco (Regione Lazio, provincia di Roma – Alta valle dell’Aniene).

Visitatela, troverete arte, cucina tipica, paesaggi collinari e montani suggestivi, incastonati all’interno del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini.

Il silenzio e la bellezza della vallata, con -l’eco lontano- dello scorrere del fiume Aniene, sono stati scelti, anche dal nostro patrono, San Benedetto.

Un appello ai compaesani:

manniteme le ricètte de chéllo che sapite cucinà (pappaciuccu, tozzetti, salame e ju re, strozzapreti, frascaregli ecc.) cusì ne faccio na rubrica sullo magnàne.

Se póne tenite belle cose da pubblicà, comme foto d’època (biancu e niru) o aru de nu cérto “valore” artisticu… facite uiari mannite chéllo che ve fa piacere.

info@subbjacumeo.it

nando.fe@tiscali.it (mail più attiva)

Bellissimo il nuovo

PORTALE TURISTICO

Città di Subiaco (RM) – Italy -.

Grazie,

 Fernando Ferzioli ittu Fefè

 
 

Foto Alessandro Sebastiani (ittu Sebba) Fochi d'artificiu la sera e l'Assunta ncéo - 15 austu 2013. Subiaco RM.

INFO:

Turismo a Subiaco

Cultura e guide a Subiaco

Vivere l’Aniene

Monastero San Benedetto

Monasteri benedettini

 

Prendi un angolo del tuo paese

e fallo sacro,

vai a fargli visita prima di partire

e quanto torni.

Stai molto di più all’aria aperta.

Ascolta un anziano, lascia che parli della sua vita.

Leggi poesie ad alta voce.

Esprimi ammirazione per qualcuno.

Esci all’alba ogni tanto.

Passa un po’ di tempo vicino ad un animale,

prova a sentire il mondo

con gli occhi di una mosca,

con le zampe di un cane.

(Autore Franco Arminio)

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25 de abbrile 1945 la Libbérazio…

Buon 25 aprile con le parole di Giuseppe Colzani, partigiano

Avevo due paure

La prima era quella di uccidere
La seconda era quella di morire
Avevo diciassette anni
Poi venne la notte del silenzio
In quel buio si scambiarono le vite
Incollati alle barricate alcuni di noi morivano d’attesa
Incollati alle barricate alcuni di noi vivevano d’attesa
Poi spuntò l’alba
Ed era il 25 Aprile

 

video Colzani

 

Storia Sublacense 1943-47 Aequa

 

25 aprile 1945- Ricomincia la libertà in Italia, ricomincia la speranza democratica e di sviluppo
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La fauna dei Monti Simbruini – Subiaco (RM)

VIVI I SIMBRUINI

MONTI SIMBRUINI
Cervi Monti Simbruini – Subiaco (RM)
PARCO MONTI SIMBRUINI – SUBIACO (ROMA) – REGIONE LAZIO

La fauna dei Simbruini

Ringrazio il Caro Gian Marco Valentini per le meravigliose foto@.

il Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini (Lazio- Rm)

I comuni ricadenti, anche in parte nel territorio de Parco sono: Arsoli, Camerata Nuova, Cervara di Roma, Jenne, Subiaco, Vallepietra nella provincia di Roma; Filettino e Trevi nel Lazio nella provincia di Frosinone.

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Ha_ariatu ju vérno- DUNIMO la sàncue e po’ t’arappusi conténto…

PRENOTA LA TUA DONAZIONE A SUBIACO (Rm):

www.donatorisangue.it

DONARE QUALCOSA DI SÉ…

Si riscatta il vissuto d’ognuno
nel donare qualcosa di sé
nell’impellente richiamo
che sovrasta indifferenze
trascinata nel tempo.


Sono gocce rosse quel dono
o stille di linfa vitali
il prezioso tributo altruistico
che appaga al di là
delle effimere cose terrene.
Un cenno di rinascita


e di speranza smarrita
nello sguardo grato di centuni
e in coloro che sanno d’avere donato.

autrice Marisa Danzi

(FIDAS Verona – anno 2023)


Gruppo donatori volontari sangue Subiaco

(Associato ADVS b. Gesù)

cos’è il sangue?

https://fb.watch/lmEXtmX1fK/

https://www.facebook.com/ADVSBambinoGesuSubiaco

PER INFORMAZIONI SU DONAZIONI SANGUE, PIASTRINE E PLASMA (in aferesi):

https://www.donatorisangue.it

https://www.facebook.com/ADVSOPBG

Il sangue ha una scadenza:

Pochi giorni per aiutare un bambino, circa 30 giorni per un adulto.

DONA CON OCULATEZZA E ATTENZIONE, guarda il fabbisogno settimanale.

Esistono quattro diversi gruppi sanguigni, determinati dalla presenza o dall’assenza di agglutinogeni nei globuli rossi di ogni soggetto: il gruppo A, il gruppo B, il gruppo AB, il gruppo 0 (zero). Tutti questi gruppi possono essere positivi o negativi.

In Italia la distribuzione varia in base all’area geografica, anche se si stima che il gruppo 0 positivo scorra nelle vene del 40% della popolazione e in un altro 36% il gruppo A positivo. Lo 0 negativo si ha solo nel 7% dei casi, e l’AB negativo sono nello 0,5% della popolazione. Il gruppo 0 Rh negativo è in assoluto il più raro. Si stima che abbia questo tipo di sangue soltanto il 15% della popolazione mondiale.

.

C’é sempre EMERGENZA SANGUE –soprattutto in estate

Il tuo gruppo sanguigno risulta in eccedenza?

VEDI FABBISOGNO AGGIORNATO:

fabbisogno sangue- verifica con il tuo gruppo sanguigno ed eventualmente vieni a donare

fabbisogno gruppo sangue e tuo gruppo sanguigno

SE IL TUO GRUPPO SANGUIGNO RISULTA ESSERE SUFFICIENTE, Non prenotare la donazione per il sangue intero. Prenota invece una donazione di piastrine.

ATTENZIONE! ABBIAMO ASSOLUTAMENTE BISOGNO DI PIASTRINE!

La donazione di piastrine può essere prenotata solo al telefono.

06.68594784

donazione mediante aferesi-

PROSSIMA DONAZIONE A SUBIACO.

Giuiddì, agli 25 de abbrile 2024

(Giovedì 25 aprile 2024)

https://vm.tiktok.com/ZGJCQdWBU/

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Bòna Pàscua, dégliu còre e dégliu Spiritu!

Vedo intorno e dentro di me, il Risorto?

Vedo intorno e dentro di me, il Risorto? La beatitudine dell’occhio del credente….

BEATI GLI OCCHI CHE VEDONO….

Pensieri di Bonhoeffer sulla Pasqua:

Siamo vicini al Venerdì santo e alla Pasqua,
ai giorni delle azioni strapotenti
compiute da Dio nella storia;
delle azioni nelle quali il giudizio di Dio e la grazia di Dio
divennero visibili a tutto il mondo:
giudizio in quelle ore,
in cui Gesù Cristo,
il Signore, pendette dalla croce.
Grazia in quell’ora,
in cui la morte fu inghiottita dalla vittoria.
Non gli uomini hanno fatto qui qualcosa,
no, soltanto Dio lo ha fatto.
Egli ha percorso la via verso gli uomini
con infinito amore. Ha giudicato
ciò che è umano.
E ha donato grazia
al di là del merito.
(11 marzo 1928)

Vangelo di LUCA 10
Inno di lode

21In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.22 Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».


23E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «
Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. 24Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

preghiera Pasqua 2020 padre Rungi

(Preghiera tratta dall’articolo sito h24 notizie)

ju trentunu de marzu dumilaevvénticuàttro è Pàscua.

se ice:

Pàscua n. pr. Pasqua; – chi de Pèscua no nsagna, tuttu j’annu se lagna;Natàle a gliu solóne e Pàscua a gliu focóne.

Comme ice Papa Francesco, non facimo murìne la speranza.

Non campimo, comme se Gesù non fosse statu missu ncroce pe niàri.

Gesù è viu e stà mméso a niàri; circhimuju.

Co tuttu chéllo che succète de bruttu, ju cristianu nonn-hata èsse tristu.

Che la gióglia (GIOIA) sinca nzunu a niàri sèmpe.

A ssi réazzi icio, de spérà sèmpe lo bè!

Bona Pàscua de còre, a tutti cuànti.

Fefè.

Gesù ha risuscitatu ma niari ci ficchimo le véta e non ci créimo a Issu…

Ascolta:

VICTIMAE PASCHALI LAUDES, Schola Gregoriana Mediolanensis, Dir. Giovanni Vianini, Milano, It.

Gesùne, c’àllonca sèmpe na mani, puru doa -se ‘llo ulimo-…

VANGELO

 Egli doveva risuscitare dai morti.

Dal Vangelo secondo Giovanni 20, 1-9

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.

 Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».

  Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro.

 Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.

 Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo  capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.

  Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la  Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

palómma ‘e lla pace

Pasqua, festa della vita

Sono i giorni supremi, i giorni del nostro destino. «Volete sapere qualcosa di voi e di Me? – dice il Signore –. Vi do un appuntamento: un uomo in croce. Volgete lo sguardo a Colui che è posto in alto».

Il giorno prima, giovedì, l’appuntamento di Dio è stato un altro: uno che è posto in basso. Che cinge un asciugamano e si china a lavare i piedi ai suoi. Chi è Dio? Il tuo lavapiedi. In ginocchio davanti a me. Le sue mani sui miei piedi. Davvero, come a Pietro, ci viene da dire: ma Tu sei tutto matto. E Lui a ribadire: sono come lo schiavo che ti aspetta, e al tuo ritorno ti lava i piedi. Il cristianesimo è scandalo e follia.

E io, nella vita, di fronte all’uomo che atteggiamento ho? Quanto somigliante a quello del Salvatore? Sono il servitore del bisogno e della gioia di mio fratello? Sono il lavapiedi dell’uomo?

Ve la immaginate una umanità dove ognuno corre ai piedi dell’altro? Dove ognuno si inchina davanti all’uomo, come il gesto emozionante del vescovo di Roma che si inchina, al balcone di San Pietro, al suo primo apparire, chiedendo preghiera e benedizione, dando venerazione e onore a ogni figlio della terra?

La croce è l’immagine più pura e più alta che Dio ha dato di se stesso. «Per sapere chi sia Dio devo solo inginocchiarmi ai piedi della Croce» (Karl Rahner).

Dio è così: è bacio a chi lo tradisce. Non spezza nessuno, spezza se stesso. Non versa il sangue di nessuno, versa il proprio sangue. Non chiede più sacrifici a me, sacrifica se stesso per me.

E noi qui disorientati, che non capiamo. Ma poi lo stupore, e anche l’innamoramento. Dopo duemila anni sentiamo, come le donne, il centurione, il ladro, che nella Croce c’è attrazione e seduzione, c’è bellezza. La suprema bellezza della storia è quella accaduta fuori Gerusalemme, sulla collina dove il Figlio di Dio si lascia inchiodare, povero e nudo, per morir d’amore. Dove un amore eterno penetra nel tempo come una goccia di fuoco, e divampa.

Fondamento della fede cristiana è la cosa più bella del mondo: un atto d’amore totale. La croce è domanda sempre aperta, so di non capire. Alla fine però ciò che convince è di una semplicità assoluta:

Perché la croce / il sorriso / la pena inumana?/

Credimi / è così semplice / quando si ama. (Jan Twardowski)

Si fece buio su tutta la terra da mezzogiorno fino alle tre. Una notazione temporale che ha il potere di riempirmi di speranza: perché dice che è fissato un limite alla tenebra, un argine al dolore: tre ore può infierire, ma non andrà oltre, poi il sole ritorna. Così fu in quel giorno, così sarà anche nei giorni della nostra angoscia.

«Ciò che ci fa credere è la croce, ma ciò in cui crediamo è la vittoria della croce, la vittoria della vita» (Pascal).

(Letture: Isaia 50, 4-7; Salmo 21; Filippèsi 2,6-11; Luca 22, 14-23.56).

Tratto da Ermes Ronchi, L’Amore eterno penetra nel tempo, Avvenire, 21 marzo 2013.

ti adoro o croce santa Subbjacumeo

TI ADORO O CROCE SANTA (Recitata 33 volte il Venerdì Santo, libera 33 Anime del Purgatorio. Recitata 50 volte ogni venerdì, ne libera 5. Venne confermata dai Papi Adriano VI, Gregorio XIII e Paolo VI).

LE SETTE PAROLE DI GESÚ SULLA CROCE

riflessioni SUL TRIDUO PASQUALE 

Giovedì Santo

Lava anche tu i piedi del tuo fratello e proverai la gioia di vivere. Solo chi serve trova la felicità. Solo chi serve abbatte le frontiere e crea vicinanza. Solo chi serve è discepolo bello: potrà riprendere le sue vesti e indossarle, senza che diventino una camicia di forza. Solo chi serve può sedersi a tavola e spezzare il pane fra tutti. I popoli del mondo attendono anche noi, Chiesa, laviamo loro i piedi, perché la vita sia per tutti.

 

Venerdì santo

 Sono molte le Parole che Giovanni mette sulla bocca di Gesù sulla croce. Sono molte le parole che vengono pronunciate attorno alla croce. Qual è quella che quest’anno, nella situazione concreta in cui tu ti trovi, senti che ti è più vicina? Qual è quella di cui ha più bisogno la Chiesa nell’anno santo della misericordia? Qual è quella di cui ha più bisogno il mondo in cui viviamo? Leggi il racconto della Passione secondo Giovanni e soffermati sulle parole pronunciate da Gesù e da chi gli stava attorno, mentre era “innalzato” sulla croce.

  

Sabato santo

Anche oggi uno spazio di silenzio. Siediti davanti a qual sepolcro in cui stoltamente è stata rinchiusa la vita illudendosi che possa esistere un luogo capace di imprigionarla. Contempla tutti i sepolcri in cui noi, donne e uomini stolti, stiamo rinchiudendo la vita di persone e popoli con tanto di nomi e cognomi. Contempla il sepolcro dove giace chi è stato crocifisso oggi e vedi in questo sepolcro la cui pietra verrà rotolata. Chiedi di essere colei o colui che rotola via la pietra che chiude il sepolcro.

 

Pasqua del Signore

Il cammino inizia quando “era ancora buio”. Le nostre certezze non sono la luce. La luce che tutto rischiara è quella della fede, che nasce dal vedere e credere: “vide e credette”.

Il cammino è sempre frutto di una scelta personale, ma non è mai un cammino percorso da soli.

Il discepolo che era giunto per primo non vede che pochi oggetti.

Vede il vuoto e quel vuoto riempito della Parola, lo apre alla fede: vide e credette. Non vede nessuno e crede nel trionfo della vita! È la Parola che fa nascere la fede nella risurrezione; quella Parola che all’inizio ha dato vita a tutte le cose, quella Parola che ci ha costituiti “santi”, santi per chiamata.

La riconciliazione con Dio

Guardiamo nel profondo dei nostri cuori e riconciliamoci con Dio,

nostro Signore e Padre eterno e misericordioso.

Chiediamo a Dio che ci illumini e ci faccia ritrovare la pace del cuore, in questo cammino quaresimale che ci porta alla luce Pasquale.

I VIDEO:

Il Sacramento della Riconciliazione

 Papa Francesco –

PAPA FRANCESCO SUL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE

http://www.subbjacumeo.it/diuzione-preghiera/confessarese-confessarsi/

Preghiera Pranzo di Pasqua

(in tempo di Pasqua)

Dio, autore d’ogni grazia,

che nella risurrezione del tuo Figlio

ci hai fatto passare dalla morte alla vita,

benedici noi e il cibo

che stiamo per prendere e fa’

che possiamo testimoniare con le opere

quanto professiamo con la fede.

 

Per Cristo nostro Signore. Amen.

Pasqua_2015 papa francesco subbj

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Prichiéra a tàola ju giórno de Pàscua.

Preghiera pasti giorno di Pasqua

Prichiéra a tàola ju giórno de Pàscua.

Signore Gesùne

che sine battutu lo male,

la violènza e la mòrte,

co ‘lla fòrza e ju perdono,

e co ‘lla potènza Tea che fa arenàsce,

beneíci chésta famiglia

arenzunata pe ju prànzu de Pàscua,

e duna a tutti niàri,

de abbiàcci su vie nòe,

lastricatu de perdono,

garbu, e de aiutu tra fratégli.

Tu che campi e commànni da Re, nu secolo doppo j’aru.

Àmmene

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Ju premiu de puisie e stornégli “Vincenzo Scarpellino” dumila e venticuàttro

Premio “Vincenzo Scarpellino” XIV edizione 2024 – Il Bando

Per poesie e stornelli inediti nei dialetti del Lazio. Partecipazione gratuita. Scadenza 15 maggio 2024

Ecco il Bando del Premio “Vincenzo Scarpellino” XIV edizione 2024 per poesie e stornelli inediti nei dialetti del Lazio.

La partecipazione è gratuita.

Scadenza per l’invio dei testi: 15 maggio 2024.

VINCENZO SCARPELLINO (Roma 1934- 1999), il poeta a cui il Premio è dedicato, ha svolto attività nel settore assicurativo con incarichi sindacali.  Nel 1981 fece parte del «Centro Romanesco Tridellussa» e poi del gruppo del «Rugantino» col quale ha collaborato a lungo. È stato cofondatore dell’Istituto Dialettale Culturale Rugantino. Ha pubblicato suoi lavori sui più rappresentativi periodici romani fra cui Romanità, Lazio ieri e oggi, Voce  Romana. Nel 1984 ha vinto la IV edizione del «Trofeo Rugantino».  Ha pubblicato i libri di poesia in dialetto romanesco Roma contro (1984), Li govenicoli, in coppia con Luciano Luciani (1985). Scarpellino ha collaborato, fin dalla sua nascita, con la rivista Periferie. Si è spento il 20 dicembre 1999, mentre stava per pubblicare  Foja ar vento, uscito postumo nel 2000 (Edizioni Cofine, Roma).

LA GIURIA DEL PREMIO La Giuria è composta da: Paolo D’Achille (Presidente dell’Accademia della Crusca e professore ordinario di Linguistica Italiana, Università Roma Tre) Presidente della Giuria, Cosma Siani (critico letterario, docente di Lingua e Letteratura inglese, Università di Roma “Tor Vergata”, Sandro Bari (direttore rivista “Voce Romana”), Paola Cacciotti (Docente Scuola primaria), Francesca Dragotto (Università Roma Tor Vergata); Aurora Fratini (poetessa e regista), Giorgio Grillo (Presidente Associazione “L’INCONTRO”), Vincenzo Luciani (poeta, e studioso della poesia e dei dialetti del Lazio); Franco Onorati (Centro Studi “G. G. Belli”); Maurizio Rossi (poeta e critico letterario).

IL BANDO

PREMIO DI POESIA E STORNELLI INEDITI NEI DIALETTI DEL LAZIO “VINCENZO SCARPELLINO” QUATTORDICESIMA EDIZIONE 2024

Il Centro Culturale Lepetit, L’Associazione ‘L’INCONTRO Associazione Culturale di Tor Tre Teste APS’ (via Roberto Lepetit, 86, 00155 Roma) in collaborazione con l’Associazione Periferie

BANDISCONO

la quattordicesima edizione del Premio di poesia e stornelli inediti nei dialetti del Lazio, intitolato al poeta romanesco Vincenzo Scarpellino.

Il concorso consta di tre sezioni:

Sezione A per gli autori che compongono poesie inedite in uno dei dialetti del Lazio.

Sezione B per gli autori che compongono stornelli inediti in uno dei dialetti del Lazio

Sezione C per poesie e stornelli in uno dei dialetti del Lazio – riservata agli studenti

PARTECIPAZIONE E SCADENZA

Sezione A poesie inedite in uno dei dialetti del Lazio

Ogni autore può inviare fino a tre poesie, di massimo 30 versi ciascuna, inedite (in volume, rivista o altro organo di stampa o di diffusione telematica) e mai premiate in altre competizioni. Le poesie dovranno essere accompagnate dalla relativa traduzione in italiano.

Sezione B stornelli inediti in uno dei dialetti del Lazio

Ogni autore dovrà inviare tre poesie in forma di stornello classico (anche detto ritornello), intendendo con questa tipologia un componimento di soli tre versi: il primo quinario e gli altri due endecasillabi, dove il quinario è in rima col terzo verso, ed il secondo è rispetto agli altri due in consonanza e semiassonanza (uguali solo tutte le consonanti rimiche e la vocale finale).

Sezione C poesie inedite in uno dei dialetti del Lazio (Studenti)

Ogni autore partecipa con 1 poesia di massimo 30 versi, assolutamente inedita (in volume, rivista o qualsiasi altro organo di stampa o di diffusione telematica) e mai premiata in altre competizioni.

È consentita la partecipazione sia alla Sezione A che alla Sezione B.

La partecipazione al Premio è gratuita.

Ogni autore dovrà attestare che le opere sono inedite e non già premiate e sarà responsabile del contenuto dei materiali inviati.

I testi dovranno essere inviati entro il 15 maggio 2024 all’indirizzo di posta culturalepetit@gmail.com in un unico file contenente, oltre alle poesie, anche nome, cognome, età, indirizzo, email, telefono.

I partecipanti devono inviare alla segreteria del Premio, insieme alle opere, la scheda d’adesione allegata al bando scaricabile dai siti:

www.centroculturalepetit.com o www.poetidelparco.it

Per l’iscrizione non si ammettono pseudonimi, nomi di fantasia o diversi dalla reale identità dell’autore pena l’invalidazione dell’iscrizione.

In caso di iscrizione da parte di minorenne, la sottoscrizione della scheda d’adesione dovrà essere controfirmata da chi ne esercita la patria potestà.

L’organizzazione si riserva la possibilità di prorogare la scadenza per ragioni organizzative.

La partecipazione al concorso implica la piena accettazione di questo regolamento e, per i vincitori, la divulgazione del proprio nome, cognome e premio vinto su qualsiasi pubblicazione.

Le opere saranno valutate a giudizio insindacabile e inappellabile della giuria.

Qualsiasi comunicazione o variazione ufficiale delle disposizioni del presente bando sarà pubblicata sui siti: www.centroculturalepetit.it e www.poetidelparco.it.

Gli autori, per il fatto stesso di partecipare al premio, cedono il diritto di pubblicazione, senza aver nulla a pretendere come diritto d’autore, all’interno della pubblicazione che sarà realizzata a cura del Premio.

PROCLAMAZIONE DEI VINCITORI E PREMI

L’Associazione “L’INCONTRO Associazione Culturale di Tor Tre Teste APS’” comunicherà in tempo utile, attraverso i siti www.centroculturalepetit.it e www.poetidelparco.it il luogo, il giorno e l’ora della cerimonia di premiazione.

I primi 3 classificati delle sezioni A e B e C avranno in premio: coppe e targhe, libri e la pubblicazione delle loro poesie nel volume antologico dedicato al Premio Scarpellino 2024, pubblicato da Edizioni Cofine.

Nello stesso volume sarà pure pubblicata una poesia e uno stornello degli altri poeti finalisti che riceveranno anche libri e altri riconoscimenti. Tutti i partecipanti riceveranno un Attestato.

LA GIURIA

La Giuria procederà, a suo insindacabile giudizio, alla selezione per ogni poeta di una delle poesie o stornello inviati e alla proclamazione dei vincitori.

La Giuria è composta da: Paolo D’Achille (Presidente dell’Accademia della Crusca e professore ordinario di Linguistica Italiana, Università Roma Tre) Presidente della Giuria, Cosma Siani (critico letterario, docente di Lingua e Letteratura inglese, Università di Roma “Tor Vergata”, Sandro Bari (direttore rivista “Voce Romana”), Paola Cacciotti (docente Scuola primaria), Francesca Dragotto (Università di Tor Vergata); Aurora Fratini (poetessa e regista), Giorgio Grillo (Presidente della Associazione “L’INCONTRO”), Vincenzo Luciani (poeta, e studioso della poesia e dei dialetti del Lazio); Franco Onorati (Centro Studi “G. G. Belli”); Maurizio Rossi (poeta e critico letterario).

Per informazioni rivolgersi al  3355788173 oppure ad uno degli indirizzi email: culturalepetit@gmail.com – gio0249@gmail.com

Informativa ai sensi della Legge 675/96 sulla tutela dei dati personali. Il trattamento dei dati, di cui si garantisce la massima riservatezza, è effettuato esclusivamente ai fini del concorso cui si partecipa. I dati dei concorrenti non verranno diffusi o comunicati a terzi a qualsiasi titolo e gli interessati potranno richiederne gratuitamente la cancellazione o la modifica.

Il presidente dell’Associazione L’INCONTRO, Giorgio Grillo

SCHEDA DI ADESIONE XIV EDIZIONE PREMIO VINCENZO SCARPELLINO 2024

Nome ………………………….…………………………………………………………………..…………

Cognome …………………………………………………………………………………………………….

Nato a …………………………………………………………………… …. Prov. ……………

Data di nascita .…………………………………………………

Indirizzo ……………………………………………………………………  CAP…………….

Città ………………………………………………………………………………………… Prov. ……………

Telefono …………………………………….

E-Mail ………………………………………………………………………………………………….

Tutti i campi sono obbligatori

I partecipanti autorizzano l’utilizzo dei dati personali così come previsto dal Dlgs 196/03. L’organizzazione informa inoltre i partecipanti che, sempre in ottemperanza di quanto previsto dal DLgs 196/03, i loro dati saranno utilizzati ai soli fini promozionali e che in qualsiasi momento potranno richiederne l’aggiornamento e/o la cancellazione.

In caso di minore, dati anagrafici completi da parte di chi ne esercita la patria potestà.

Nome ………………………….…………………………………………………………………..………

Cognome …………………………………………………………………………………………………….

Nato a ……………………………………………………………………. Prov. ………………..

Data di nascita .…………………………………………………

Indirizzo ………………………………………………………                 CAP………………….

Città ……………………………………………………………………………..     Prov. ………………

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27 gennaio – giornata della memoria

…per non dimenticare, …mai!

Il 27 gennaio del 1945, le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, nel corso dell’offensiva in direzione Berlino, entrarono a Auschwitz scoprendo il campo di concentramento e liberando i pochi superstiti. Ciò di cui si era discusso a lungo, tra smentite e mezze verità, ora era sotto gli occhi di tutti: l’orrore del genocidio nazista era testimoniata da quella struttura e dalle parole dei sopravvissuti.

I sovietici avevano già liberato campi come quello di Chelmno e Belzec, ma essendo di sterminio e non di concentramento, erano fabbriche della morte dove i deportati venivano immediatamente gasati. E’ per questo che il 27 gennaio è stata indicata dall’Onu quale giornata del ricordo della Shoah.

Una decisione recepita anche in Italia dagli articoli 1 e 2 della legge n. 211 del 20 luglio 2000 che definiscono così le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria:

La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. In occasione del ‘Giorno della Memoria’ di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinchè simili eventi non possano mai più accadere“.

uno dei video sulla giornata della memoria

L’eterno riposo dona loro Signore,

splenda per essi la luce perpetua, riposino in pace.

amen

O Madre Santa,

o Vergine Maria,

ti chiediamo perdono,

per quanto l’uomo, possa essere lupo all’uomo,

Ti chiediamo perdono,

perché ci hai donato tuo Figlio Gesù, per vivere in pace e amore tra noi,

e l’uomo, diventa una bestia feroce.

Scusaci Madre Santa,

prega e veglia su di noi, affinché possiamo guadagnare

il tuo Amore.

Ave Maria.

giornata della Memoria olocausto 27 gennaio

giornata della Memoria olocausto 27 gennaio

vicinoalfilospinato giornata della memoria

Giochi tra bambini vicino al filo spinato – giornata della memoria

Poesia giornata della memoria  Infanzia miserabile

Infanzia miserabile, catena che ti lega al nemico e alla forca.

Miserabile infanzia, che dentro il suo squallore già distingue il bene e il male.

Laggiù dove l’infanzia dolcemente riposa nelle piccole aiuole di un parco laggiù, in quella casa, qualcosa si è spezzato quando su me è caduto il disprezzo:

laggiù, nei giardini o nei fiori o sul seno materno,

dove io sono nato per piangere…

Alla luce di una candela m’addormento forse per capire un giorno che io ero una ben piccola cosa,

piccola come il coro dei 30.000, come la loro vita che dorme laggiù nei campi,

che dorme e si sveglierà, aprirà gli occhi e per non vedere troppo si lascerà riprendere dal sonno…

Zanus Zachenburg 1929.19. luglio – Auschwitz 1943. 18. dicembre

Il Mio Invito:

Mai saremo fuori dal pericolo, ovvero, che ciò si ripeta ancora,

che sia ora su un’etnia, una nazione, una fazione, un certo colore della pelle ecc ecc.

Abbattiamo i muri che sono dentro di noi, nei nostri cuori e costruiamo ponti per noi stessi, per i nostri figli e per l’umanità intera.

Ognuno faccia quanto è nelle proprie possibilità…

Auguri e coraggio,

la vita è bella, corta, ma meravigliosa.

Fernando Ferzioli -ittu- Fefè

Palestinesi-Israeliani- Ucraini- Russi -Iraniani- statunitensi- Italiani

Tutto il mondo tenda

alla PACE!

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Subbjàcu méo

Rocca dei Borgia- Subiaco (Rm)- (Tecnica Fe.Fè©)

Concedetevi una vacanza

intorno a un filo d’erba,

concedetevi al silenzio e alla luce,

alla muta lussuria di una rosa.

(autore il poeta Franco Arminio)
fjúmeAnièle (Aniene) – Loc. S. Antonio- Subiaco (Rm) – (Tecnica Fe.Fè©)
Ju pònte de s. Frangésco – Ponte di S. francesco- Subiaco (Rm)- (Tecnica Fe.Fè©)
Zona Mulino Carlani- Ponte S. Antonio – Cartiera di Subiaco (Rm)- (Tecnica Fe.Fè©)

Abbiamo bisogno di contadini,

di poeti, gente che sa fare il pane,

che ama gli alberi e riconosce il vento.

Più che l’anno della crescita,

ci vorrebbe l’anno dell’attenzione.

Attenzione a chi cade, al sole che nasce

e che muore, ai ragazzi che crescono,

attenzione anche a un semplice lampione,

a un muro scrostato.

Oggi essere rivoluzionari significa togliere

più che aggiungere, rallentare più che accelerare,

significa dare valore al silenzio, alla luce,

alla fragilità, alla dolcezza.

(Autore il poeta Franco Arminio)

fjúme Anièle (Aniene) – Via ‘ella pila – Subiaco (Rm) – (Tecnica Fe.Fè©)

Monastero Santa Scolàstreca Subiaco (Rm) – (Tecnica Fe.Fè©)

Monastero Santa Scolàstreca
– Campanile XII sec.- Subiaco (Rm) – (Tecnica Fe.Fè©)

Monastero S. Benedetto – Sacro speco-
Subiaco (Rm) – (Tecnica Fe.Fè©)
Chiesa della SS. Trinità- Monte Livata- Subiaco (Rm) – (Tecnica Fe.Fè©)
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Sperimo ca chistu, sinca n’annu bbono…

Chi l’úa se lla magna a Capuànnu, scuatrína tuttu j’annu.

Doppo le feste

Quandu jú giorno apprésso alla Befana

ha da smontane gli’arbiru ’e Natale

te piagne jú core e ci àrémani male.

Le feste so’ nu vento ’e tramontana.

E mentre che t’assucchi co’ nu pannu

na lagrimuccia… pinzi a chist’adr’annu!!

Achille Pannunzi

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Ju Premiu “Vincenzo Scarpellino” dumila e ventitréne

Resoconto della cerimonia di assegnazione deila XIII edizione del Premio “Vincenzo Scarpellino” 2023.

Fefè orgoglioso di essere arrivato tra i finalisti con poesia in dialetto sublacense, (vedi pagine 16-17 e 18)

J’Anièle cúnfiu e túritu 

 

Scóre, scóre cúnfiu, minacciusu e túritu j’Anièle.  

Nutti e nutti e ggiorni de núili pjíni e sgrulluni de àccua fota, 

ncanàlata pe curilózzi l’àccua, cola attèra pe jímmiti ’egli  Simbruini, 

finu a tracimà e allacà la imàra bassa de Subbjàcu. 

 

Chi tène comme mmine, la casa alle pròne ‘e fjúme,  

ju sènte scóre e scóre j’Anièle sèmpe più víu e paurusu, 

puru issu tène n’àlema e te ha j‘avísu. 

 

Pe’-‘lla stalla è tuttu n’ammuià de vacchi e scòte la capézza, 

 ju pórcio, le caglíne, tuttu nu farnètico.  

I cani agguagliànu pe acci raggió. 

Nu vattu súju arappiricatu sope e nu ramu,  

gnàuja co ‘nna cèrta fanaticaría. 

 

Contràta “Prato Maggiore”,ncapu a gli’anni settanta,   

fjúme éa russu de vérno e la fiumàra ne venne a troà. 

Le tròtte nostrane, puntinade de rúsciu, pèrzaru la via 

 e tra ju fosso, la appettatóra ‘e ‘lla via romana.. ogni bùciu era bbòno pe potélle aretroà. 

 

Areggira ju vénto, ju vérno sembra che aranca, 

 du ggiorni e sole, areportanu la pace dóppo la cuèra. 

Ju dannu e puru russu è fattu,  

lo nàilo e mmonnézza arempósta ncima pe lle frunni e j’arbiri spettenati, 

fanca dapettuttu, le utti che pasceanu comme le barchi pe lla cantina,  

cupertuni e mbrégli che pe cuànteni ce nne steanu te gli putii arevénne. 

 

Rerèsce na spèra e sole, ju vallózzo arecanta, 

 ju cane arizza ju muccu e sgama lo sirinu,  

ju vattu se relecca i baffi e gioca co lla cóa, 

 la vacca arefà latte e j’òmo revà all’arte séa. 

Fernando Ferzioli ittu Fefè

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Grazie de còre agli amici del Trail Monti Simbruini de Subbjàcu

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Ju fjúme Anièle (Aniene)

ngerasàru 2023 (giugno 2023)

Subiaco (RM)Località ponte Sant'Antonio- Mulino Carlani
Fiume Aniene -Subiaco (RM)
Fiume Aniene -Subiaco (RM) -Loc. ponte S. Antonio
Fiume Aniene -Subiaco (RM) -Loc. ponte S. Antonio- Mulino Carlani

Concedetevi una vacanza
intorno a un filo d’erba,
concedetevi al silenzio e alla luce,
alla muta lussuria di una rosa.

(autore il poeta Franco Arminio)

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RAJCHE – cuàrta ediziò deglju bbàndu LETTERARIU 2023.

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Scàppènno pe capammónte – Trail Monti Simbruini

(loc. Monte Livata- Comune di Subiaco – agli 28 de maggiu dumilaevvéntitréne)

Grazie agli amici donatori sangue del B. Gesù, a tutti i volontari dell’ADVS ed ai volontari amanti del Trail, ed ai fantastici ragazzi dell’ANFASS Subiaco.

Fefè

Bègli issi!
Domenica 28 maggio 2023 – Monte Livata (comune di Subiaco – RM)

Ju Trèil ‘e-gli Simbruini


 
Che sinca mméso alla màcchja fóta,
o pe ca appettatúru,
la córza all’aria ’ella montàgna,
ju còre te sse reempe de gióglia de sicuru.
 
Scappènno tra nu fàu e j’aru,
ncuntri cavàgli, vacchi o ca lèpere che s’annascónne,
sinti ju ticchittiu degliu picchiu o ju farcu pillicrínu,
viti ju munnu che t’arespónne.
 
Stènno atténte a ca lípera
e recalènno dallo steratu,
t’arappirichi pe capammónte e recali attèra,
e te ve sonnènno ju tracuàrdu.
 
Tu all’aria bbòna e tuttu t’è lontanu,
te sinti re degliu munnu ncima mbaradísu,
si straccu comme n’asinu, ma ju còre t’ha renatu,
puru se arii zuzzu e ssi suatu.

Fefè

Semplicemente grazie al mondo del volontariato.

Correre e donare,

una passione comune,

un atto d’amore.

www.donatorisangue.it- Associazione Donatori Volontari Sangue B. Gesù

Bella ggènte!

Corri per la VITA!

DONA SANGUE

(i piccoli pazienti del B. Gesù ti aspettano).

è ll’aria ’ella montagna che te fa bella,

vé a lla fenèsta, vé, lucente stella.

———–

Se monte Càliu se métte ju cappéglio, vinni le crapi e fatte ju mbréglio;

se amméce issu se métte le brachi, vinni ju mbréglio e fatte le crapi

INFO TRAIL MONTI SIMBRUINI:

http://www.traildeimontisimbruini.it/

www.donatorisangue.it – Associazione Donatori Volontari Sangue B. Gesù

Prossima donazione a Subiaco: Domenica 3 settembre 2023 – Piazza Sant’Andrea- Sala Braschi.

Oppure direttamente al centro Trasfusionale dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma o Palidoro.

Prenotazioni su www.donatorisangue.it -06.68594784
sacchetto A.D.V.Sangue b. Gesù, per pacco gara

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0DRpxyEFWNJXKCWJrpfomM43boq25r1PRN3KUknK7TNZsuky8maj2YnkDogMcWVtKl&id=100064718047251

Purcinu niru

’Mpatasémata d’arbiri spugliati

che a nu squarcià de luce

fau rescerne:

èsso la macchia che pirdì la pace.

Eddéo a picuruni,

co’ gli’occhio arappuntatu

sotto na spina

o a nu frascone smosso:

cerco stu fugnu,

da gliu colore

che me fà confonne.

Purcinu niru

che sbrillucighènno

a nu lambane ’e guazza te prisindi

e acciangécatu da na ciammaruca,

azzi le foglie e aspitti.

Si proprio béglio!

E quandu po’ t’alluccio:

ju core sbatte

che mancu na sveglia.

Achille Pannunzi

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Ju bbàndu prèmio puisie e nói stornégli laziali “VINCENZO SCARPELLINO” (13 ed.)

PREMIO DI POESIA E STORNELLI INEDITI NEI DIALETTI DEL LAZIO “VINCENZO SCARPELLINO” TREDICESIMA EDIZIONE 2023

SCADENZA BBàNDU: 30 abbrile dumila e ventitréne (2023)

Il Centro Culturale Lepetit, L’Associazione ‘L’INCONTRO Associazione Culturale di Tor Tre Teste APS’ (via Roberto Lepetit, 86, 00155 Roma) in collaborazione con l’Associazione Periferie

BANDISCONO

la tredicesima edizione del Premio di poesia e stornelli inediti nei dialetti del Lazio, intitolato al poeta romanesco Vincenzo Scarpellino.

Il concorso consta di tre sezioni:

Sezione A per gli autori che compongono poesie inedite in uno dei dialetti del Lazio.

Sezione B per gli autori che compongono stornelli inediti in uno dei dialetti del Lazio

Sezione C per poesie e stornelli in uno dei dialetti del Lazio – riservata agli studenti

  
 PARTECIPAZIONE E SCADENZA
 Sezione A poesie inedite in uno dei dialetti del Lazio Ogni autore può inviare fino a tre poesie, di massimo 30 versi ciascuna, inedite (in volume, rivista o altro organo di stampa o di diffusione telematica) e mai premiate in altre competizioni. Le poesie dovranno essere accompagnate dalla relativa traduzione in italiano.  Sezione B stornelli inediti in uno dei dialetti del Lazio Ogni autore dovrà inviare tre poesie in forma di stornello classico (anche detto ritornello), intendendo con questa tipologia un componimento di soli tre versi: il primo quinario e gli altri due endecasillabi, dove il quinario è in rima col terzo verso, ed il secondo è rispetto agli altri due in consonanza e semiassonanza (uguali solo tutte le consonanti rimiche e la vocale finale). Sezione C poesie inedite in uno dei dialetti del Lazio (Studenti) Ogni autore partecipa con 1 poesia di massimo 30 versi, assolutamente inedita (in volume, rivista o qualsiasi altro organo di stampa o di diffusione telematica) e mai premiata in altre competizioni.     È consentita la partecipazione sia alla Sezione A che alla Sezione B. La partecipazione al Premio è gratuita. Ogni autore dovrà attestare che le opere sono inedite e non già premiate e sarà responsabile del contenuto dei materiali inviati. I testi dovranno essere inviati entro il 30 aprile 2023 all’indirizzo di posta culturalepetit@gmail.com in un unico file contenente, oltre alle poesie, anche nome, cognome, età, indirizzo, email, telefono. I partecipanti devono inviare alla segreteria del Premio, insieme alle opere, la scheda d’adesione allegata al bando scaricabile dai siti: www.centroculturalepetit.com o www.poetidelparco.it Per l’iscrizione non si ammettono pseudonimi, nomi di fantasia o diversi dalla reale identità dell’autore pena l’invalidazione dell’iscrizione. In caso di iscrizione da parte di minorenne, la sottoscrizione della scheda d’adesione dovrà essere controfirmata da chi ne esercita la patria potestà. L’organizzazione si riserva la possibilità di prorogare la scadenza per ragioni organizzative. La partecipazione al concorso implica la piena accettazione di questo regolamento e, per i vincitori, la divulgazione del proprio nome, cognome e premio vinto su qualsiasi pubblicazione. Le opere saranno valutate a giudizio insindacabile e inappellabile della giuria. Qualsiasi comunicazione o variazione ufficiale delle disposizioni del presente bando sarà pubblicata sui siti: www.centroculturalepetit.it e www.poetidelparco.it.   Gli autori, per il fatto stesso di partecipare al premio, cedono il diritto di pubblicazione, senza aver nulla a pretendere come diritto d’autore, all’interno della pubblicazione che sarà realizzata a cura del Premio.       PROCLAMAZIONE DEI VINCITORI E PREMI  L’Associazione “L’INCONTRO Associazione Culturale di Tor Tre Teste APS’” comunicherà in tempo utile, attraverso i siti www.centroculturalepetit.it e www.poetidelparco.it il luogo, il giorno e l’ora della cerimonia di premiazione. I primi 3 classificati delle sezioni A e B e C avranno in premio: coppe e targhe, libri e la pubblicazione delle loro poesie nel volume antologico dedicato al Premio Scarpellino 2023, pubblicato da Edizioni Cofine. Nello stesso volume sarà pure pubblicata una poesia e uno stornello degli altri poeti finalisti che riceveranno anche libri e altri riconoscimenti. Tutti i partecipanti riceveranno un Attestato.  LA GIURIA La Giuria procederà, a suo insindacabile giudizio, alla selezione per ogni poeta di una delle poesie o stornello inviati e alla proclamazione dei vincitori. La Giuria è composta da: Cosma Siani (critico letterario, docente di Lingua e Letteratura inglese, Università di Roma “Tor Vergata”, Presidente della Giuria), Sandro Bari (direttore rivista “Voce Romana”), Paola Cacciotti (docente Scuola primaria), Paolo D’Achille (professore ordinario di Linguistica Italiana, Università Roma Tre), Francesca Dragotto (Università di Tor Vergata); Aurora Fratini (poetessa e regista), Maurizio Rossi (poeta e critico letterario), Giorgio Grillo (Presidente della Associazione “L’INCONTRO”), Vincenzo Luciani (poeta, e studioso della poesia e dei dialetti del Lazio); Franco Onorati (Centro Studi “G. G. Belli”).  Per informazioni rivolgersi al  3355788173 oppure ad uno degli indirizzi email:culturalepetit@gmail.com – gio0249@gmail.com Informativa ai sensi della Legge 675/96 sulla tutela dei dati personali. Il trattamento dei dati, di cui si garantisce la massima riservatezza, è effettuato esclusivamente ai fini del concorso cui si partecipa. I dati dei concorrenti non verranno diffusi o comunicati a terzi a qualsiasi titolo e gli interessati potranno richiederne gratuitamente la cancellazione o la modifica.  Il presidente dell’Associazione L’INCONTRO, Giorgio Grillo        SCHEDA DI ADESIONE XIII EDIZIONE PREMIO VINCENZO SCARPELLINO 2023   Nome ………………………….…………………………………………………………………..…………   Cognome …………………………………………………………………………………………………….   Nato a …………………………………………………………………… …. Prov. ……………   Data di nascita .…………………………………………………   Indirizzo ……………………………………………………………………  CAP…………….   Città ………………………………………………………………………………………… Prov. ……………   Telefono …………………………………….   E-Mail ………………………………………………………………………………………………….   Tutti i campi sono obbligatori I partecipanti autorizzano l’utilizzo dei dati personali così come previsto dal Dlgs 196/03. L’organizzazione informa inoltre i partecipanti che, sempre in ottemperanza di quanto previsto dal DLgs 196/03, i loro dati saranno utilizzati ai soli fini promozionali e che in qualsiasi momento potranno richiederne l’aggiornamento e/o la cancellazione.  In caso di minore, dati anagrafici completi da parte di chi ne esercita la patria potestà.  Nome ………………………….…………………………………………………………………..………  Cognome …………………………………………………………………………………………………….  Nato a ……………………………………………………………………. Prov. ………………..  Data di nascita .………………………………………………… Indirizzo ………………………………………………………                 CAP………………….  Città ……………………………………………………………………………..     Prov. ………………  
 

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Ju premiu rajche sottèmmere 2022

Premiu RaJche sottèmmere 2022 a Subbjàcu (Subiaco RM)
(Poesia in dialetto sublacense)


Bertèlla

Armando Bertèlla,
barba bianca  fóta e ucchitti sgùérdi.
Abbitéa vicinu a piazza Pucinèlla, 
(addó niari reazzitti de zona, giochèmo a palló).

Spissu cuàntu caléa ju sole,
ju vetéo rencasà chigl’òmo curiúsu. 

Ero nu reàzzittu vergugnusu, cerchéo de salutaglju,
 puru se, solo a penzacci, me facéa vinì la suarèlla…
Me mettea paura, co chélla barba fóta.

Me icéo tra mmine-e-mmine, àlimu Fernà!
…e co nnu filu-e-voce-, c’addomannéo: 
“Armà, che ssì-areportatu masséra dalla macchja?”
Secondi, che dureanu na vita...,
...ma doppo poco m’aresponnèa co nnu surísu...o co n’arociata ‘e occhi.

Aréncaseo fantastichènno -réntro de mine- e penzéo: 
“che sarà fattu oggi Armando?”
Misteriusu e paurusu è masséra chistu, 
che sarà cumbinatu oggi mméso alle macchje de Subbjàcu?

I rànni, che ne sapeanu più de mine, 
araccontéanu che Bertèlla ex ufficiale de aèreoplanu,
 léea nu saccu de spolette dalle bombe 
spèrse pettèra doppo ju bommardamíntu.

Me ju mmagginéo, co chélla barba fóta,
 a cavàgliu e ‘lla bomba arepulita e mo vòta,
che  la sonéa comme na campana a fèsta
e alècro, comme nu reazzittu, se nne stéa a capu rittu.

Armando méo,... cuànti reazzitti e omméni si sarvatu attèra pe cababballe a fjume
 e ‘ngiru pe ju paese nòstro.
Ju rischiu de sardà su chélle bombe era ardu e tu amméce, si arepulitu tuttu.

Che ditte Armà, mo che stà essi ncima...
..si statu amante de Subbjàcu.
Nonn'èri tipu de jettà ju bannu, 
-ma essènno saggiu e unu che ci vetéa a lónco,
 - tenii zittu zittu, nu saccu de coraggiu, 
te vitii poco a-‘lle sfilate, 
ma éo oggi, te faciaria cuàsi Sindacu, 
pe cuànte vite si sarvate!
Cràsie de còre Armà! 

Fernando Ferzioli
(ittu Fefè)

Menzione speciale 
Poesia in dialetto- Terzo premio letterario RaJche edizione 2022
Regione Lazio
Subiaco (RM) 17 settembre 2022




Traduzione in lingua italiana

Bertella

Armando Bertella,
barba bianca folta e Occhietti svelti (furbi).
Abitava vicino a Piazza Polsinelli, 
(dove noi ragazzini di zona, giocavamo a calcio.)
Spesso quando scendeva il sole (si faceva sera),
lo vedevo rincasare quell’uomo curioso. 

Ero un ragazzino timido, cercavo di salutarlo,
 anche se, solo a pensarci, mi faceva venire i sudori freddi…
Mi metteva paura, con quella barba lunga.
Mi ripetevo dentro di me: Coraggio Fernando!
…e con un filo di voce gli chiedevo: 
“Armando, cos’hai riportato dal bosco?”
Secondi, che duravano una vita...,
...ma dopo poco mi rispondeva con un sorriso ...o con uno sguardo particolare (che ti faceva capire tutto, senza parlare...).

Tornavo a Casa facendo pensieri fantasiosi e -dentro di me- pensavo: 
“che avrà fatto (trovato) oggi Armando?”
Misterioso e da far paura questa sera è lui, 
che avrà combinato oggi in mezzo ai boschi di Subiaco?

Le persone adulte che ne sapevano più di me, 
raccontavano che Bertella ex ufficiale dell’aeronautica,
 toglieva molte spolette dalle bombe 
sparse per terra dopo il bombardamento.

Me lo immaginavo, con quella barba folta,
 a cavalcioni sulla bomba “disarmata” e ormai vuota,
che la percuoteva facendole suonare come una campana a festa
e felice come un bambino se ne stava a testa alta.

Armando mio,... quanti bambini e uomini hai salvato giù per le rive del fiume e in giro per il nostro paese.
Il rischio di saltare in aria su quelle bombe era alto e tu invece hai ripulito tutto. 

Che dirti Armando, adesso che sei lassù...
..sei stato un amante di Subiaco.
Non eri tipo di far sapere a tutti ciò che facevi, 
-ma essendo saggio e uno che vedeva lontano,
 - avevi zitto zitto, un sacco di coraggio, 
ti vedevi poco alle “sfilate” (intese come passerelle d’onore..), 
ma io oggi, ti proclamerei quasi Sindaco, 
per quante vite hai salvato!
Grazie di cuore Armando!
Amata phegea

Ci stéa 'nu reazzittu
che, armatu de fiógna,
tirà 'nu sassittu
a 'na filafilógna.
La pòra farfalla
piglià própio piena:
finì pe' ammazzàlla,
ma ci fece pena.
Allora penzàne:
- 'SSa pòra creatura,
che sorte da cane
che te' de natura!
Pe' gli Simbruini
va, appena fa' callu,
coll'ali a pallini,
ju córpo blé e giallu:
l'aspetta de certo,
co' ttantu colore,
ju biccu rapérto
de cae predatore,
oppure la piglia,
la rompe e la spezza
'na mani canaglia
o 'nu parabrezza.
Chiunque la vede
vola' llusì storta
sicuru se chiede:
comm'è non s'ha mmorta?
Invece éssa, tosta,
reve' tutti j'anni
manc'a ffall'apposta
giustu a San Giuànni. -

Ve pare 'na fatica
'ssa misera esistenza?
Eppure è storia antica:
se chiama resistenza. 



Ettore Capitani

secondo classificato premio poesia 
Poesia in dialetto - Terzo premio letterario RaJche edizione 2022
Regione Lazio
Subiaco (RM) 17 settembre 2022










TRADUZIONE IN ITALIANO

Amata phegea

C'era un ragazzino / che, armato di fionda, / lanciò un sassolino / contro una fegea. / La povera farfalla / colpì proprio in pieno: / finì per ammazzarla, / ma ne ebbe compassione. / Allora pensò: / - Questa povera creatura, / che sorte da cani / che ha di natura! / Per i Simbruini / va, appena comincia a fare caldo, / con le ali a pois /e il corpo blu e giallo: / la aspetta sicuramente, / con così tanti colori, / il becco aperto / di qualche predatore, / oppure la prende, / la rompe e la spezza / una mano malvagia / o un parabrezza. / Chiunque la vede / volare così per storto / di certo si chiede: / come mai non è ancora morta? / Invece essa, tenace, / ritorna tutti gli anni / neanche a farlo apposta /  proprio per San Giovanni. - // Vi sembra una fatica / questa misera esistenza? / Eppure è una storia antica: / si chiama resistenza.
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Agosto (aústu)

Agosto

A gliu paese méo, doppo l’Assunta,
comme s’affatta ju vénto alla cullina
e l’acquarèlla capabballe spunta
smorzènno ju polleracciu e lla sulina.

Putite puru accatastà le lena,
prechéne, figli méi, su spicchiu ’e munnu
che se rendréccia comme na catena
ve porta già ’n’accuntu de gli’autunnu.

Pò relampane ju sole ca giornata,
pò refà callu si pe’ ca mumento.
Ju tempo che già puzza de ’nfornata,
’ncoménza a repuline ju munumento.

Chissu è gli’agosto béglio de Subbiacu.
La rundinella lassa ju curnicione,
la vecchia piglia j’agu e s’aréndana,
ju vecchio se sprufónna a gliu ssidione.

E scòlla la staggione, và londanu
co’ gliu grugnale che vè colorènno.
La imara se ’mpescolla pianu pianu
’ntrémente n’ara astade vè passénno!!!

                                     Achille Pannunzi

cinghiali_di Claudio Patrone Parco Monti Simbruini – Subiaco

I témpi e n’òta. (aústu)

Hau finiti i témpi e n’òta,

stimo agliu mese e ‘llo mète e repjoe n’ara òta.

Ca annu fàne, lo callu ‘e gliu mese ‘ello mète,

facéa ficcà a fjume, puru zi prète.

Se ice, ca chissu è glju mése degliu solóne e

ammece chi commànna è accar’e gliu saettóne.

Nu giorno passènno attèra pe lla Còna,

rembardènno lo fénuo pe la jimara,

ncontrà du saettuni arabbotati e

isse a Cecco :<< chissi sarau annàmorati>>.

Pe llo callu caccéa ogni cόccia e suóre

che paréa quasi ca stasse a pjòe.

Eranu ca lle dóa e unu degli dóa arabbotati m’arespunnì singéru:

<<va bbè lo callu,

ma stimo a liticà pe pigliacci ju ventagliu >>.

Cecco i remase a cuardà nu momento e ppo ci isse:< Comme ju ventagliu >>?

<<Figlju meo, lo callu mica se remagna solo i cavagli

e gli cristiàni,

a chest’ora, fa raprì ju ventagliu puru agli saéttuni>>.

                                                 Fernando Ferzioli (ittu Fefè)

Egisto Massoni (1854, 1924)- Subiaco subbj2

‘Mprestecata” (pietra Sprecata Subiaco)

Egisto Massoni (1854, 1924)

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Saggezza/proverbi popolari sublacensi

va ncérca de laorà e prèca Diu de no ntroà;

(Vai in cerca di lavoro e preghi di non trovarlo)

 

la róbba ’e non te si suàta non te ss’allégna.

(la ròba che non hai sudato non ti attecchisce).

ju míu non ména e déo ju tàglio

(il melo non fruttifica ed io lo taglio)

 

le jàcchjare nonn hau attrippàtu mmai niciunu

(le chiacchiere non hanno mai sfamato nessuno).

 

nonn ha da bjastemà

(non devi bestemmiare)

 

co gliu témpo e co lla paglia se fau néspuje e canaglia

(con il tempo e con la paglia maturano nespole e canaglie)

Chi prèca, no sprèca témpo.

(Chi prega, non perde tempo)

no sputà ncéo ca t’arecàsca nfàccia!

(Non sputare per aria che ti ricade sul viso)

“Non sputare in cielo che in faccia ti torna.”

(ti si ritorce contro)

chi s’addórme co’gli vatti s’ararizza co’gli puci

Chi s’addormenta insieme ai gatti si  (rialza) “risveglia” con i pidocchi.

La ócca non è stracca se non se sa de vacca.

La bocca non si stanca se non assapora -il prodotto- della mucca (formaggio)

ovvero:

(non ci si sazia senza formaggio)

A chi poco ci sà fà, poco ce nne tòcca.

A chi poco ci sà fare, poco gli spetterà.

Vedi sezione su pagina Ittu e riittu

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Prichimo nzunu pe ‘lla PACE IN UCRAINA- NO alla CUèRA!

Il 24 febbraio l’Ucraina si è svegliata sotto i bombardamenti russi.

 A Bari, alla Cattedrale di San Nicola, ucraini, russi e georgiani pregano insieme per la pace: “Ai grandi della terra: fateci vivere tranquilli”.

PREGHIERA PER LA PACE

Signore,
sorgente della giustizia
e principio della concordia,
tu, nell’annuncio dell’Angelo a Maria
hai recato agli uomini
la buona notizia
della riconciliazione
tra il Cielo e la terra:
apri il cuore degli uomini al dialogo
e sostieni l’impegno
degli operatori di pace,
perché sul ricorso alle armi
prevalga il negoziato,
sull’incomprensione l’intesa,
sull’offesa il perdono, sull’odio l’amore.

(Giovanni Paolo II)

NO WAR

(no alla cuèra)

Che Dio protegga i fratelli Ucraini ed i fratelli Russi

(Fratelli in Cristo Gesù e fratelli in terra)

NO alle dittature

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Ju giórno mundiale ‘e ‘lla tèra!

Ju ’nquinamento

A védé su fiume siccu pe’ Minnò,

che lénto e zuzzu scóre capabballe,

tuttu schiumusu, piinu de’ sapó,

la voglia ’e piagne mésse mette a salle.

Ieri na tròtta, a galla pe’ l’ugliche,

raprì la ócca e fece sette ussiche.

Le staggiuni

 Recanta ju merlo sópre ’e lla cerciòla,

réfaù i nìi pe’ gli palazzacci

le rundinelle co’ gli rundinacci.

Aricrìa pe’ gli lappi la viòla.

Lò verde réstanatu già s’affatta

rispira già ju sammucu pe’ la fratta.

 

Ma quandu sbircio fòre alla finèstra,

sento che ’n ganna già me vè l’arsura

e pe’ gli cógli mari de ginestra.

Èccóte San Lorenzo ’e lla calura.

Schiatta pe’ gli passuni la cicala,

’ntremente ju sole pianu, pianu càla.

 

Tréttéca ju cardu ’n cima alla castagna,

pe’ tera na montagna ’e foglie mòrte,

ècco j’autunnu che la tera càgna,

e de gliu vérno stimo già alle pòrte.

Bòllanu alle cantine j’utticégli

e gli culuri già se fàu più bégli.

 

Ma quandu me révòto pe’ Livata,

sento la strina che me taglia ’n fronte.

Èsso la neje che s’à già appusata

e mo’ le léna non so’ mancu pronte.

Trema ju vicchittu ’n pizzu agliù sprufunnu:

chésta è la ròta che ci gira ju munnu!!

Achille Pannunzi

(da Na rattattuglia ‘e vérsi)

Nu mmitu

(invito):

Imoci da fa’ tutti nzunu,

pe sarva stu munnu stranu,

 e mantenégliu più sanu.

Fefè

22 abbrile 2021

 Giornata mondiale della terra 2021

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agli ventunu (21) de marzu – fèsta de San Benetétto

San Benetétto,

sarvaci tùne!!!

Stu virus recacciaju e scunfiggiju!

Preca pe niàri figgli téi. 

Marzu San Benetétto e ll’Annunziàta, la primavièra è bbell’e commenzata;

 e sse frebbàru no nfrebbaría, Marzu male pénza pe lla via

San Benedetto patrono de Subbjàcu e d’Europa

 A SAN BENEDETTO


O Benedetto santo:
Benedetto di nome e di fatto,
Su tortuoso sentiero di questo monte Taleo,
t’inerpicasti, scegliendo per tua dimora una grotta
e per regola di vita quell’ORA et LABORA
Che fu luce ai tuoi passi
e a quelli di chi è vero uomo,
vero intenditore di questa nostra vita:
ponte e portale di quella
che vivremo per un’ETERNITÀ di gioia.
O Benedetto santo:
Benedetto di nome e di fatto,
intercedi per questa nostra cara Europa;
fa che, non più frammentata e oscura
in meschine lotte per soldi e potere,
conosca invece la forza e la nobiltà
del tendere la mano a quanti,
fratelli percossi, sfruttati e depressi,
affogano nelle acque inquinate
di promesse menzognere e confusione
O Benedetto santo,
Benedetto di nome e di fatto
risveglia i dormienti,
consegna a chi lavora solo per soldi
il preziosissimo invito a pregare.
A chi neghittoso e goloso
affonda, triste, in disonesti piaceri.
consegna Tu quell’imperativo: “LABORA”
fratello all’indiscutibile prioritario “ORA”.
Aiutaci, Benedetto Santo,
a pregare per vivere in pienezza;
aiutaci a LAVORARE proteggendo
e incentivando questo nostro caro bel pianeta.
Poi prendici per mano sull’erta strada del monte.
a salire liberi e lieti nel sole,
perché come Te consapevoli
che Gesù ci orienta e precede,
Lui che ha detto: Io Sono la Luce del Mondo,
al vostro cuore, cercatore tanto inquieto,
rispondo: “Io sono l’Amore”


Sr. Maria Pia Giudici
S. Biagio 11 Luglio 2019

(Sia benétta)

San Benedetto, Fondatore del monachesimo occidentale, e anche Patrono del mio pontificato. Comincio con una parola di san Gregorio Magno, che scrive di san Benedetto: “L’uomo di Dio che brillò su questa terra con tanti miracoli non rifulse meno per l’eloquenza con cui seppe esporre la sua dottrina” (Dial. II, 36). Queste parole il grande Papa scrisse nell’anno 592; il santo monaco era morto appena 50 anni prima ed era ancora vivo nella memoria della gente e soprattutto nel fiorente Ordine religioso da lui fondato. San Benedetto da Norcia con la sua vita e la sua opera ha esercitato un influsso fondamentale sullo sviluppo della civiltà e della cultura europea. La fonte più importante sulla vita di lui è il secondo libro dei Dialoghi di san Gregorio Magno. Non è una biografia nel senso classico. Secondo le idee del suo tempo, egli vuole illustrare mediante l’esempio di un uomo concreto – appunto di san Benedetto – l’ascesa alle vette della contemplazione, che può essere realizzata da chi si abbandona a Dio. Quindi ci dà un modello della vita umana come ascesa verso il vertice della perfezione. San Gregorio Magno racconta anche, in questo libro dei Dialoghi, di molti miracoli compiuti dal Santo, ed anche qui non vuole semplicemente raccontare qualche cosa di strano, ma dimostrare come Dio, ammonendo, aiutando e anche punendo, intervenga nelle concrete situazioni della vita dell’uomo. Vuole mostrare che Dio non è un’ipotesi lontana posta all’origine del mondo, ma è presente nella vita dell’uomo, di ogni uomo.

Questa prospettiva del “biografo” si spiega anche alla luce del contesto generale del suo tempo: a cavallo tra il V e il VI secolo il mondo era sconvolto da una tremenda crisi di valori e di istituzioni, causata dal crollo dell’Impero Romano, dall’invasione dei nuovi popoli e dalla decadenza dei costumi. Con la presentazione di san Benedetto come “astro luminoso”, Gregorio voleva indicare in questa situazione tremenda, proprio qui in questa città di Roma, la via d’uscita dalla “notte oscura della storia” (cfr Giovanni Paolo II, Insegnamenti, II/1, 1979, p. 1158). Di fatto, l’opera del Santo e, in modo particolare, la sua Regola si rivelarono apportatrici di un autentico fermento spirituale, che mutò nel corso dei secoli, ben al di là dei confini della sua Patria e del suo tempo, il volto dell’Europa, suscitando dopo la caduta dell’unità politica creata dall’impero romano una nuova unità spirituale e culturale, quella della fede cristiana condivisa dai popoli del continente. E’ nata proprio così la realtà che noi chiamiamo “Europa”.

La nascita di san Benedetto viene datata intorno all’anno 480. Proveniva, così dice san Gregorio, “ex provincia Nursiae” – dalla regione della Nursia. I suoi genitori benestanti lo mandarono per la sua formazione negli studi a Roma. Egli però non si fermò a lungo nella Città eterna. Come spiegazione pienamente credibile, Gregorio accenna al fatto che il giovane Benedetto era disgustato dallo stile di vita di molti suoi compagni di studi, che vivevano in modo dissoluto, e non voleva cadere negli stessi loro sbagli. Voleva piacere a Dio solo; “soli Deo placere desiderans” (II Dial., Prol 1). Così, ancora prima della conclusione dei suoi studi, Benedetto lasciò Roma e si ritirò nella solitudine dei monti ad est di Roma. Dopo un primo soggiorno nel villaggio di Effide (oggi: Affile), dove per un certo periodo si associò ad una “comunità religiosa” di monaci, si fece eremita nella non lontana Subiaco. Lì visse per tre anni completamente solo in una grotta che, a partire dall’Alto Medioevo, costituisce il “cuore” di un monastero benedettino chiamato “Sacro Speco”. Il periodo in Subiaco, un periodo di solitudine con Dio, fu per Benedetto un tempo di maturazione. Qui doveva sopportare e superare le tre tentazioni fondamentali di ogni essere umano: la tentazione dell’autoaffermazione e del desiderio di porre se stesso al centro, la tentazione della sensualità e, infine, la tentazione dell’ira e della vendetta. Era infatti convinzione di Benedetto che, solo dopo aver vinto queste tentazioni, egli avrebbe potuto dire agli altri una parola utile per le loro situazioni di bisogno. E così, riappacificata la sua anima, era in grado di controllare pienamente le pulsioni dell’io, per essere così un creatore di pace intorno a sé. Solo allora decise di fondare i primi suoi monasteri nella valle dell’Anio, vicino a Subiaco.

Nell’anno 529 Benedetto lasciò Subiaco per stabilirsi a Montecassino. Alcuni hanno spiegato questo trasferimento come una fuga davanti agli intrighi di un invidioso ecclesiastico locale. Ma questo tentativo di spiegazione si è rivelato poco convincente, giacché la morte improvvisa di lui non indusse Benedetto a ritornare (II Dial. 8). In realtà, questa decisione gli si impose perché era entrato in una nuova fase della sua maturazione interiore e della sua esperienza monastica. Secondo Gregorio Magno, l’esodo dalla remota valle dell’Anio verso il Monte Cassio – un’altura che, dominando la vasta pianura circostante, è visibile da lontano – riveste un carattere simbolico: la vita monastica nel nascondimento ha una sua ragion d’essere, ma un monastero ha anche una sua finalità pubblica nella vita della Chiesa e della società, deve dare visibilità alla fede come forza di vita. Di fatto, quando, il 21 marzo 547, Benedetto concluse la sua vita terrena, lasciò con la sua Regola e con la famiglia benedettina da lui fondata un patrimonio che ha portato nei secoli trascorsi e porta tuttora frutto in tutto il mondo.

Nell’intero secondo libro dei Dialoghi Gregorio ci illustra come la vita di san Benedetto fosse immersa in un’atmosfera di preghiera, fondamento portante della sua esistenza. Senza preghiera non c’è esperienza di Dio. Ma la spiritualità di Benedetto non era un’interiorità fuori dalla realtà. Nell’inquietudine e nella confusione del suo tempo, egli viveva sotto lo sguardo di Dio e proprio così non perse mai di vista i doveri della vita quotidiana e l’uomo con i suoi bisogni concreti. Vedendo Dio capì la realtà dell’uomo e la sua missione. Nella sua Regola egli qualifica la vita monastica “una scuola del servizio del Signore” (Prol. 45) e chiede ai suoi monaci che “all’Opera di Dio [cioè all’Ufficio Divino o alla Liturgia delle Ore] non si anteponga nulla” (43,3). Sottolinea, però, che la preghiera è in primo luogo un atto di ascolto (Prol. 9-11), che deve poi tradursi nell’azione concreta. “Il Signore attende che noi rispondiamo ogni giorno coi fatti ai suoi santi insegnamenti”, egli afferma (Prol. 35). Così la vita del monaco diventa una simbiosi feconda tra azione e contemplazione “affinché in tutto venga glorificato Dio” (57,9). In contrasto con una autorealizzazione facile ed egocentrica, oggi spesso esaltata, l’impegno primo ed irrinunciabile del discepolo di san Benedetto è la sincera ricerca di Dio (58,7) sulla via tracciata dal Cristo umile ed obbediente (5,13), all’amore del quale egli non deve anteporre alcunché (4,21; 72,11) e proprio così, nel servizio dell’altro, diventa uomo del servizio e della pace. Nell’esercizio dell’obbedienza posta in atto con una fede animata dall’amore (5,2), il monaco conquista l’umiltà (5,1), alla quale la Regola dedica un intero capitolo (7). In questo modo l’uomo diventa sempre più conforme a Cristo e raggiunge la vera autorealizzazione come creatura ad immagine e somiglianza di Dio.

All’obbedienza del discepolo deve corrispondere la saggezza dell’Abate, che nel monastero tiene “le veci di Cristo” (2,2; 63,13). La sua figura, delineata soprattutto nel secondo capitolo della Regola, con un profilo di spirituale bellezza e di esigente impegno, può essere considerata come un autoritratto di Benedetto, poiché – come scrive Gregorio Magno – “il Santo non poté in alcun modo insegnare diversamente da come visse” (Dial. II, 36). L’Abate deve essere insieme un tenero padre e anche un severo maestro (2,24), un vero educatore. Inflessibile contro i vizi, è però chiamato soprattutto ad imitare la tenerezza del Buon Pastore (27,8), ad “aiutare piuttosto che a dominare” (64,8), ad “accentuare più con i fatti che con le parole tutto ciò che è buono e santo” e ad “illustrare i divini comandamenti col suo esempio” (2,12). Per essere in grado di decidere responsabilmente, anche l’Abate deve essere uno che ascolta “il consiglio dei fratelli” (3,2), perché “spesso Dio rivela al più giovane la soluzione migliore” (3,3). Questa disposizione rende sorprendentemente moderna una Regola scritta quasi quindici secoli fa! Un uomo di responsabilità pubblica, e anche in piccoli ambiti, deve sempre essere anche un uomo che sa ascoltare e sa imparare da quanto ascolta.

Benedetto qualifica la Regola come “minima, tracciata solo per l’inizio” (73,8); in realtà però essa offre indicazioni utili non solo ai monaci, ma anche a tutti coloro che cercano una guida nel loro cammino verso Dio. Per la sua misura, la sua umanità e il suo sobrio discernimento tra l’essenziale e il secondario nella vita spirituale, essa ha potuto mantenere la sua forza illuminante fino ad oggi. Paolo VI, proclamando nel 24 ottobre 1964 san Benedetto Patrono d’Europa, intese riconoscere l’opera meravigliosa svolta dal Santo mediante la Regola per la formazione della civiltà e della cultura europea. Oggi l’Europa – uscita appena da un secolo profondamente ferito da due guerre mondiali e dopo il crollo delle grandi ideologie rivelatesi come tragiche utopie – è alla ricerca della propria identità. Per creare un’unità nuova e duratura, sono certo importanti gli strumenti politici, economici e giuridici, ma occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’Europa. Senza questa linfa vitale, l’uomo resta esposto al pericolo di soccombere all’antica tentazione di volersi redimere da sé – utopia che, in modi diversi, nell’Europa del Novecento ha causato, come ha rilevato il Papa Giovanni Paolo II, “un regresso senza precedenti nella tormentata storia dell’umanità” (Insegnamenti, XIII/1, 1990, p. 58). Cercando il vero progresso, ascoltiamo anche oggi la Regola di san Benedetto come una luce per il nostro cammino. Il grande monaco rimane un vero maestro alla cui scuola possiamo imparare l’arte di vivere l’umanesimo vero.

Autore:

Papa Benedetto XVI (Udienza Generale 9.04.2008)

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agli 19 de marzu è S. Giuseppe

San giuseppe -immagine casa di preghiera sanbiagio.org - Subiaco (RM)

A SAN GIUSEPPE

 

 

O San Giuseppe,

il silenzio in te

si è fatto ascolto adorante,

mentre il Figlio di Dio

e di Maria tua sposa 

respira già nel grembo immacolato

della Vergine Madre.

 

È un processo umanissimo 

come quello di ogni figlio d’uomo.

Eppure tu avverti il Mistero in sogno

nell’alto silenzio di una notte

simile in tutto a ogni notte dell’uomo.

Tu avverti o Giuseppe 

che ora il silenzio si avviva.

È un processo umanissimo 

come quello d’ogni figlio d’uomo.

Eppure tu il Mistero accogli

nell’alto silenzio di una notte

simile a ogni oscura notte 

che noi viviamo ora al buio

e tanto smarriti a volte.

 

 

 

Ma il tuo silenzio è vivo 

come quel tuo consenso adorante

incontro al Mistero del Figlio di Dio:

il Figlio non tuo ma di Maria 

per noi fatto uomo,  

su strade di gioia di dolore

di morte e di risurrezione. 

 

 

O San Giuseppe

umile e silenzioso amico 

che vivi in Cielo 

ma conosci anche le nostre strade,

insegnaci l’umile adorante sì al Mistero 

che pacifica il cuore anche quando è buio.

Così come s’acqueta l’acqua 

che ciangottò a lungo nel secchio

e ora, limpida riflette nella notte

tutto lo stellato del cielo .

 

            Suor Maria Pia Giudici FMA

San Biagio 19 marzo 2019

Link sito:

 

 

 

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W le femméne

no Violenza

Fermate omméno de nome,

ma de fattu, nòne!!

Abbàssa sta’ voce,

che t’aggrìi, non so’ mica sorda!

Smittila n’òta pe tutte,

le mani, l’ata-ténéne pe’ ttèra!

Guardame ‘nfaccia, se ci riisci, strunzu,

vitime réntro j’occhi, fissu co ju sguardu…

Ma cuàle òmo sine?!!

Comme se ice: òmo de vinu no vale nu cuatrínu.

 

 J’òmo véro, te parla a bassa voce,

nemméno co nnu fiore

pènza che t’ata nòce.

J’òmo vero, te sèrve comme na riggína,

e de ógni rosa nfiore,

cerca de léà ógnisspìna!

Viva le femméne,

che c’ha missu agliu munnu e c’hau la vita.

Viva le femméne rosse e piccirelle,

viva la femména c’ata èsse sèmpè, da paru a paru,

e chéne, ógni ggiorno, c’arammia!

Fefè

(Puru se ne parlimo male,

sènza de ésse, comme facimo?

Sincanu mamme, sorèlle, mugli o niputi,

sènza de ésse no réfiati)!

Alcune poesie di Alda merini

Stupenda
immacolata fortuna
per te tutte le creature
del regno
si sono aperte
e tu sei diventata la regina
delle nostre ombre
per te gli uomini
hanno preso
innumerevoli voli
creato l’alveare del
pensiero
per te donna è sorto
il mormorio dell’acqua
unica grazia
e tremi per i tuoi incantesimi
che sono nelle tue mani
e tu hai un sogno
per ogni estate
un figlio per ogni pianto
un sospetto d’amore
per ogni capello
ora sei donna
tutto un perdono
e così come ti abita
il pensiero divino
fiorirà in segreto
attorniato
dalla tua grazia.

Sorridi donna
sorridi sempre alla vita
anche se lei non ti sorride
Sorridi agli amori finiti
sorridi ai tuoi dolori
sorridi comunque.
Il tuo sorriso sarà
luce per il tuo cammino
faro per naviganti sperduti.
Il tuo sorriso sarà
un bacio di mamma,
un battito d’ali,
un raggio di sole per tutti.

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Città che cagnanu o città di transizione (TRANSITION TOWNS).

Queto articolo era stato pubblicato dal 15 febbraio 2015… credo sia ancora di moda…

Facitave n’orto se putite.

Iteme rètta

Fefè

ORTI E COMPOSTIERE

orto

 …cominciamo da qui.

Iniziamo ad inquinare meno ed ad aiutarci di più, anche con piccole cose, per esempio gestendo un orto, se si ha un piccolo terreno a disposizione di proprietà o chiedere ai proprietari di gestirlo gratuitamente –se possibile-.

Creare delle compostiere per avere un terreno ricco di elementi organici, permetterà alla collettività di inquinare meno ed a noi singoli di risparmiare.

Come costruire una compostiera

Non bisogna necessariamente tornare indietro come i gamberi, ma vivere una vita più sana e naturale si.

Una piccola economia dal basso si può costruire.

 

 

cos’è il modello transition town

 

 

web: Transition Italia.

 

 

..pian piano, anche da noi questo esempio potrebbe migliorare la microeconomia della nostra Subiaco. Chissà che orto dopo orto, compostiera dopo compostiera…

io credo che dal letame nascano tante belle cose genuine!

Fefè

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Ju pappaciùccu

.

pappaciùccu subbjacumeo.it

Preparazione:

Si inizia lessando il cavolo nero in acqua salata, dopo averlo mondato bene, assieme alle patate, con tutta la buccia dopo averle ben lavate. Si scola il cavolo nero e si aspetta che anche le patate siano ben lesse, poi si scolano anche loro, si toglie la buccia e si schiacciano con una forchetta.

In padella si fa soffriggere l’aglio nell’olio di oliva ed il peperoncino.

Quando l’aglio è dorato si aggiungono le patate schiacciate ed il cavolo nero lessato,  si ripassa tutto salando ed infine  si aggiungo pezzetti di pizza di  granturco che si fanno mantecare insieme al broccolo e la patata.

La pizza di granturco si fa facendo bollire l’acqua con un poco di sale (viene ancora più buona se usate l’acqua di cottura del cavolo nero) …. si mette la farina di granturco a fontana e si aggiunge l’acqua piano piano per impastare fino a darle la forma di una pizza  di 20 cm di diametro circa e 2-3 cm di altezza. Nella tradizione si  cuoce sulla graticola appoggiata sulla  brace del camino, altrimenti anche in forno a 200° per circa 10715 min, il suo aspetto è croccante esternamente e più morbida all’interno

“Ju Pappaciùccu” o Pappaciucco

 

“Ju Pappaciùccu” è un piatto tipico della cucina sublacense, poverissimo negli ingredienti e davvero gustoso; per prepararlo occorre:

  • Nu chilu de cavuiu* niru (1 kg di cavolo nero)
  • Cuàttro-cincue petate (4-5 patate medie)
  • Na pizza e raniturcu (1 pizza di granturco)
  • Oglio de ia (olio di oliva)
  • Du’ line de àgliu  (2 spicchi di aglio)
  • pipirungínu (peperoncino)
  • Salína (sale)

 

*cacchjarégliu (germoglio del cavolo nero).

 

Devi far cuocere patate e cavolo nero insieme o nella stessa acqua poi ripassare il tutto in padella con abbondante olio aglio e peperoncino (quanto basta) fare la pizza gialla con farina di granturco possibilmente cotta al fuoco sulla graticola ma va bene anche in padella frantumarla e ripassare insieme a verdura e patate o mangiarla con il pane…

Buon appetito!

 

Ata fa’ còce le petate e (ancora méglio) i cacchjarégli de càuju niru nzunu all’àccua de cottura, pone se repassa tuttu n’patèlla co parecchio àgliu e pipirungínu (chéllo che sèrve) pone tocca còce la pizza co lla farína de ranitúrcu, (meglio cotta alla ratícuja) ma va bbè puru a-‘lla patèlla, rómpe e repassà nzunu càuj e petate o magnaresèlla co llo pà.

(Nu còcchjo de vinu rúsciu non ci staria male).

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Subbjàcumeo réntro ju còre (stite attènte e co lla mmascarina)

Subbjàcu vistu dagliu convénto e Santu Franciscu Subbj art

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Subiaco- Monte Livata la montagna di Roma capitale

sciare a SUBIACO

Sciare a Subiaco – Provincia di Roma- Monte Livata, la Montagna di Roma Capitale. Si corre anche il trail dei Monti Simbruini.

 

info dal sito del caro Maurizio Orzella, su Monte Livata

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Subbjàcu

.

Subiaco vistu dagliu Rapeglio

Subiaco vistu dagliu Rapeglio

Subbjàcu vistu dagliu convénto e Santu Franciscu Subbj art

La Rocca e gli BBorgia e S Maria della Valle Subbj art FeFé 08 2020

 

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“…missiricòrdia”

…alla nchinàta s’aggría missiricòrdia….

(gridare, invocare “misericordia” (il 14 e il 16 agosto all’Inchinata)

missiricòrdia 2020

Subiaco (RM) Missiricòrdia 2020

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Subbjàcu da via della Pila…

Gummuni che calanu dagliu Pònte e Sant’Antonio, allo friscu e ‘lla Via della Pila…

 

La Rocca Borgia da Via della Pila  SUBIACO (RM)

La Rocca Borgia  vista da Via della Pila SUBIACO (RM)

Gommone su Fiume Aniene luglio 19-7-2020 Subbj art

 

Santa Maria della Valle e la Rocca dei Borgia viste dalla via della Pila sulla sponda sinistra del fiume Aniene

SUBIACO -Chiesa Santa Maria della Valle e la Rocca dei Borgia viste dalla via della Pila sulla sponda sinistra del fiume Aniene

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Dall’approvazione della L.R. sui piccoli Comuni, ai diritti sanitari…

Da un lato è stata approvata la LEGGE SUI PICCOLI COMUNI.

Il provvedimento stanzia 4,4 milioni di euro per sostenere le comunità locali di dimensioni più ridotte nella promozione delle attività economiche, sociali, ambientali e culturali nonché nella tutela e valorizzazione del patrimonio naturale, rurale, storico-culturale.

Approvata dal Consiglio regionale del Lazio la legge sulla “Tutela e valorizzazione dei piccoli comuni”, ovvero quelli con meno di 5.000 abitanti (23 luglio 2020).

Se da un lato si vuole sicuramente favorire che le popolazioni non scappino dai propri luoghi natali, anzi si vorrebbe favorire l’arrivo di nuovi cittadini, che magari si trasferiscono da altri Comuni più grandi…dall’Altro lato, quello dell’assistenza sanitaria (Ospedale di Subiaco- rafforzato solo come REMS…) certo non fa “dormire sonni tranquilli”… purtroppo!

La Regione, completi il lavoro fatto, rafforzando le risorse umane per l’ospedale di Subiaco, con più medici, infermieri e nuovi reparti, a partire dalla trasferita terapia intensiva, spostata a Colleferro ormai da qualche anno.

 

Incentiviamo l’arrivo di nuovi e motivati cittadini, magari giovani famiglie, che potranno vivere in salute veramente nei Simbruini…ed in tutta la valle dell’Aniene.

 

Sarebbe un sogno vedere, come negli anni ’80, le sponde del fiume coltivate, una ruralità più viva e vissuta, con nuove opportunità di lavoro “verde” e sano, per uno sviluppo vero di tutta la comunità Montana.

Bisogna decidersi, la legge sui piccoli comuni funzionerà, se i politici e gli amministratori locali capiscono che non si può vivere in “una riserva indiana” con un ospedale a mezzo servizio e con persone che dovrebbero trasferirsi in realtà già disagiate per mancanza di servizi e e attività culturali, ecc.

 

Icimocella tutta, c’hau proprio abbannonàti a remanì sui, co gli mali nostri.

Aru che sanitàne da reveté e fregnacce varie, se ci sintimo male so cavoli amari, stimo fòri dagliu munnu… O No?

mappa delle comunità aniensi (i cui abitanti, si cureranno con erbe selvatiche, bacche e radici e stregoni…)

Dopo il forte ridimensionamento dell’ospedale di Subiaco (RM) il nostro territorio cosa subirà? Si rischia nel prossimo decennio uno spopolamento?

Questo è il rischio di un territorio, che potrebbe essere abbandonato dalle nuove giovani coppie in favore della periferia della capitale…

 

 

Ospedale Subiaco luglio 2020 richieste associazione gianni Ricci

 

 

 

Facciamoci tutti una domanda leggendo l’articolo 32 della Costituzione Italiana:

Articolo 32. La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.

Secondo voi un cittadino residente nei comuni dell’Alta Valle dell’Aniene hanno gli stessi diritti, opportunità e gli stessi costi di un cittadino residente a Roma Capitale????

Non credo,

Buona estate,

ed occhi aperti e mascherine a portata di mano…

Fe.fè

 

 

Tu chiamala se vuoi, I P O C R I S I A o voglia di aiutare altri territori…

tribù ANIENSI

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Subiaco nei dipinti (ottocento)

Subiaco 25-11-1893 Via della Montagna Subiaco

.

Subiaco Edward Lear 1812-1888

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the metropolitan museum of art Subiaco Attributed to Alexandre Hyacinthe Dunouy French Paris 1757-1841

 

Gustaf Wilhelm Palm Blick auf Subiaco 1884

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.

costume di Subiaco- 1835 – Filippo Ferrrari 1819-1897

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litografia Benoist 1870

Convent at Subiaco 1827-29 -Léon Fleury – Oil on paper- The Metropolitan Museum of Art

 .

The Anien River at Subiaco 1820- André Giroux- Oil on Paper – The Metropolitan Museum of Art

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Anton-Joseph-koch-Subiaco

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Pope Gregory XVI visiting the Church of San Benedetto at Subiaco – 1843 Jean-Francois Montessuy -The Metropolitan Museum of Art

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Ernst Fries Italian countryside at Subiaco – Italienische-Landschaft-bei-Subiaco

subiaco Copper etching by Prof. Hammer after von Kühne, ca 1835.

subiaco Copper etching by Prof. Hammer after von Kühne, ca 1835.

Lithograph in very nice recent coloring. After a drawing by W. Gail. Ca 1850 Subiaco

 

Subiaco San Benedetto e Santa Scolastica – Wood engraving after M. Zeno Diemer, ca 1890

Carosi Alberto -1891-1967-lavandaie a Subiaco -olio su tavola

 

Giovanni Antonio Bazzi detto Il Sodoma, 1477-1549. Abbazia di Monte Oliveto Maggiore. Benedetto riceve l’abito monastico dal monaco Romano.

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Ju teremoto

Ju teremòto

 

Chélla nòtte la fifa è stata ranne.

Le ssédie, ju létto, tuttu tréttéchéa;

la gènte pe’ la via che strilléa:

chi éa vistitu e chi co’ lle mutanne.

Ma po’ penzà: «Me nne révaglio a letto…

Che ci só fattu éo a San Benedetto?»

 

M’affàtto alla finestra e che scirnine?

Da Piazza a gli’Arcu ’nfinu ’n Préstécata,

tanti fucuni ’e gente ’nzinocchiata,

che se raccommannéa pe’ no’ murine.

Tra gli Rosari, l’urla e gli lamenti,

paréa Subbiacu ’e gli bombardamenti.

 

Sindì aggrià da réntro a na cantina:

«So’ fattu tantu pe’ sarvà ’sa ótte;

ma mó la tera essi me ss’agliótte;

beatu chi arévede la matina!

Essi ci à da che ffà chigli’aguzzinu,

ch’à missu ju Santu sopre ju camiuncinu.»

 

Ju giorno apprésso, tutti a réngraziane:

(più de cacunu se séntéa rèo)

e, a corpo scióto, ’n cima a gliu Taléo

chélle corone le facéa rufiane…

«A chigli lòco – isse nu devòto –

mica ci abbasta méso téremòto!!»

                                        Achille Pannunzi (Subbjàcu ’e n’òta)

Ferma o rupe, non danneggiare i figli miei - San Benedetto Subiaco (RM)

Ferma o rupe, non danneggiare i figli miei – San Benedetto – Subiaco (RM)

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