Diuzióni e prichiére

Diuzióne (dui-) sf. devozione – prichiéra (preghiera)

Le diuzióni degli Subbjacciàni so:

San Benetetto (San Benedetto) e sua sorella gemella Santa Scolastréca, (S.Scolastica) la SS. Trinità il cui santuario è situato a Vallepietra (Rm) ultimo paese ad est della provincia di Roma e del Parco dei Monti Simbruini, Santa Chelidonia, Ju Sarvatore (Gesù) e ‘lla Madonna che gli chiede -inchinandosi- misericordia (da qui il nome l’Inchinata).

Ju Speco (La Grotta di San Benedetto presso il Sacro Speco)

La Grotta di San Benedetto, chiamata anche “Grotta della Preghiera”, è il principale punto di riferimento di tutto il sacro complesso.
E’ un anfratto del monte Taleo, dove, come dice san Gregorio Magno nel II libro dei “Dialoghi”, San Benedetto si ritirò a vita eremitica per tre anni, ignoto a tutti, fuorché a Dio e al monaco Romano, che dall’orlo della roccia sovrastante, mediante una lunga corda, mandava al Santo il cibo essenziale per la sopravvivenza.
In seguito al tentativo di avvelenamento da parte di Fiorenzo, parroco della chiesa di San Lorenzo, situata sulla riva sinistra dell’Aniene, San Benedetto abbandonò la grotta ed essa rimase per circa seicento anni solo luogo di preghiera per quei religiosi che vivevano nel vicino monastero di Santa Scolastica.

 

medaglia o croce di San Benedetto – Subiaco -RM

 

preghiera a San Benedetto -. Subiaco – RM

 

ulteriori notizie ed approfondimenti sul Monastero visitahttp://www.benedettini-subiaco.org/

Santa Scolàstreca (Santa Scolastica, sorella genmella di San Benedetto, nati a norcia nel 480 d.C.)

Monastero de Santa Scolàstréca (S. Scolastica – Subiaco – Rm)

Monastero di S. Scolastica Subiaco (Rm) – Unico monastero in cui vivono monaci e non monache.
La Chiesa del Monastero di Santa Scolastica sorge sul primo oratorio di San Benedetto, di cui, nel 1962, si sono scoperte le tracce.
Molto probabilmente nel secolo IX una seconda chiesa fu costruita su quella preesistente, come si può dedurre dai resti che affiorano da sotto il campanile e presenti nella chiesa più moderna. Una terza chiesa, consacrata nel 980 da Benedetto VII, fu edificata in stile romanico e, nel 1300, fu rifatta, mantenendo immutate le dimensioni, secondo lo stile gotico-cistercense.
È ancora possibile vedere, nel transetto, i resti del rosone originario. Nella zona superiore ed inferiore della parete orientale dello stesso vi è un dipinto che rappresenta la Pentecoste ed è ambientato in una città; nella parete occidentale è raffigurata l’Ascensione; nella parete settentrionale oggi sono visibili solo le…  (segue su…)http://www.benedettini-subiaco.org/index.php?option=com_content&task=view&id=38&Itemid=53

La Santissima Trinità

http://www.santuariovallepietra.it/

pellegrinaggio alla Santissima Trinità giugno 2011 http://www.youtube.com/watch?v=dW6b6Imzb0A&feature=related

ELEVAZIONE ALLA SANTISSIMA TRINITA’   

“Mio Dio, Trinità che adoro, aiutami a dimenticarmi completamente, per fissarmi in Te, immobile e tranquilla, come se la mia anima fosse già nell’eternità. Nulla possa turbare la mia pace, né farmi uscire da Te, o mio Immutabile, ma che ogni istante m’immerga sempre più nella profondità del tuo mistero. Pacifica la mia anima, rendila tuo cielo, tua dimora prediletta e luogo del tuo riposo. Che non ti ci lasci mai solo, ma che io sia tutta là, completamente desta nella mia fede, tutta adorante, tutta consegnata alla tua azione creatrice.

O mio Cristo amato, crocifisso per amore, vorrei essere una sposa per il tuo Cuore. vorrei coprirti di gloria, vorrei amarti… fino a morirne! Ma sento la mia impotenza e ti chiedo di “rivestirmi di te”, di identificare la mia anima a tutti i movimenti della tua anima, di sommergermi, di invadermi, di sostituirti a me, affinché la mia vita non sia che un’irradiazione della tua Vita. Vieni in me come Adoratore, come Riparatore e come Salvatore. O Verbo eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la mia vita ad ascoltarti, voglio rendermi perfettamente docile per imparare tutto da Te. Poi, attraverso tutte le notti, tutti i vuoti, tutte le impotenze, voglio fissare sempre Te e rimanere sotto la tua grande luce. O mio Astro amato, affascinami perché non possa più uscire dalla tua irradiazione.

O Fuoco consumante, Spirito d’amore, “discendi in me”, affinché si faccia nella mia anima come una incarnazione del Verbo: che io sia per Lui un’aggiunta di umanità nella quale Egli rinnovi tutto il suo mistero. E Tu, o Padre, chinati sulla tua povera piccola creatura, “coprila della tua ombra”, non vedere in lei che il “Diletto nel quale hai posto tutte le tue compiacenze”.

O miei Tre, mio Tutto, mia Beatitudine, Solitudine infinita, Immensità in cui mi perdo, mi consegno a voi come una preda. Seppellitevi in me perché io mi seppellisca in Voi, in attesa di venire a contemplare nella vostra luce l’abisso delle vostre grandezze”. 

Scaturita spontaneamente dall’anima di suor Elisabetta della Trinità nella festa della presentazione di Maria vergine al tempio, il 21 novembre 1904. La Beata la scrive di getto, senza cancellature, come sotto ispirazione, nel silenzio della cella e vi riassume la sua spiritualità trinitaria.

Santuario Santissima Trinità a Vallepietra (Rm)

Affresco delle Tre Persone nel Santuario di VallepietrA (RM)

 

Santa Chelidonia di Subiaco Solitaria –13 ottobre

Cicoli, Abruzzo, 1077 ca. – Subiaco, 13 ottobre 1152

Santa Chelidonia Subiaco

Chelidonia in greco significa «rondine». E, proprio come nel celebre detto, questa giovane santa dell’XI secolo visse la sua esperienza religiosa proprio «migrando» sotto un «tetto» di Subiaco, nei luoghi dei santi Benedetto e Scolastica. Abruzzese di origine, si era spinta pellegrina a Roma. Sulla via del ritorno prese il velo monacale nel monastero di Santa Scolastica, la più antica comunità femminile dell’Occidente. Visse per 60 anni nella solitudine dei monti Simbruini che circondano la valle dell’Aniene. Morì intorno al 1152. È patrona di Subiaco. (Avvenire)

Martirologio Romano: Presso Subiaco nel Lazio, santa Chelidona, vergine: si tramanda che per cinquantadue anni abbia condotto vita solitaria e di estrema austerità servendo Dio solo.

Nacque a Cicoli, nell’Abruzzo, verso il 1077 da famiglia del popolo. Il suo nome di battesimo pare fosse Cleridona (“dono della sorte”), come risulta anche da un affresco del Sacro Speco di Subiaco, opera del Magister Conxolus (inizi del sec. XIII); quello di Chelidonia (“rondinella”) si cominciò a usare dopo il Rinascimento. Verso il 1092, desiderosa di dedicarsi a Dio, abbandonò la casa paterna e si ritirò a vita eremitica in una spelonca dei monti Simbruini, due miglia a nord-est di Subiaco.
Il luogo era ed è noto col nome di Mora Ferogna che, secondo alcuni, conserverebbe il ricordo di un santuario della dea Feronia. Lì visse per quasi cinquantanove anni sola al cospetto di Dio, nel digiuno e nella preghiera, sopportando eroicamente le inclemenze delle stagioni, dormendo sulla nuda roccia, sfidando la ferocia dei lupi, nutrendosi delle offerte dei fedeli, ben presto attratti dalla fama delle sue virtù e dei suoi miracoli, e, talvolta, sostentata miracolosamente da Dio. Una sola volta interruppe la lunghissima solitudine compiendo, tra il 1111 e il 1122, un pellegrinaggio a Roma. Tornata a Subiaco, nella basilica di S. Scolastica, il 12 febbraio, giorno sacro alla santa sorella di s. Benedetto, ricevette dal cardinale Conone, vescovo di Palestrina, l’abito benedettino. Riprese quindi la vita eremitica, che non abbandonò più fino alla morte, avvenuta nel 1152, la notte tra il 12 e il 13 ottobre Dalla spelonca si innalzò allora fino al cielo una colonna luminosa che fu vista da innumerevoli testimoni in tutto il territorio sublacense e oltre. Anche a Segni, dove si trovava il papa Eugenio III, fu osservato il fenomeno: fu forse proprio Eugenio III che decretò a Chelidonia gli onori degli altari.
Il corpo della santa fu trasferito subito dall’abate Simone in S. Scolastica e sepolto nella cappella di S. Maria Nuova. Ma nove anni dopo (per espresso ordine della santa, si disse), le spoglie furono riportate alla spelonca, presso la quale l’abate Simone edificò poi un monastero di religione e una cappella dedicata a Chelidonia e a s. Maria Maddalena. Il monastero è ricordato già in un documento del 4 ottobre 1187. Nel 1578, ormai abbandonato il monastero, il corpo della santa fu definitivamente trasferito in S. Scolastica dall’abate Cirillo di Montefiascone, con solennissime feste, e collocato nella cappella del braccio destro del transetto. Il monaco Guglielmo Capisacchi, che fu testimone dell’avvenimento, ne stese una minuziosa relazione e riscrisse anche la biografia della santa, dando forma più elegante a una Vita manoscritta, redatta da un anonimo contemporaneo di Chelidonia e andata più tardi perduta.
I festeggiamenti per la traslazione risvegliarono il culto di s. Chelidonia in tutta l’abbazia sublacense, cosicché la Sacra Congregazione dei Riti il 21 ottobre 1695 la proclamava patrona principale di Subiaco. Fu sempre la solenne traslazione del 1578 a richiamare sulla santa l’attenzione del Baronio che la introdusse nel Martirologio Romano. In onore di Chelidonia si celebrano due feste in Subiaco: il 13 luglio per la traslazione, e il 13 ottobre per il transito.
Interessante dal punto di vista folkloristico è la processione del 13 ottobre: dalla basilica di S. Scolastica essa, recando un’ampolla contenente il cuore della santa, raggiunge un punto da cui si domina Subiaco. Di lì con la reliquia si benedice la città e il territorio abbaziale; a notte poi, i contadini che abitano ai piedi del monte, dove la santa visse e morì, accendono falò attorno alla spelonca, quasi a rinnovare la meravigliosa luce che illuminò il luogo alla sua morte.
Autore: Benedetto Cignitti

La pricissióne de mezz’aústu (La processione di mezz’agosto festa dell’Assunta)

Subiaco -Agosto 2013 festa della Vergine Maria Assunta in Cielo

 

Ju moménto che s’aggria la missiricòrdia, (invocare la“misericordia” il 14 e il 16 agosto all’Inchinata-).

Ju Sarvatóre s’areficcà a ‘lla cchjésia e S. Maria e ”la Valle” (Il Salvatore rientra nella chiesa di Santa Maria nel rione “La Valle” di Subiaco)

Ju Sarvatóre e La Madonna, s’areficcànu rentro a ‘lla cchjésia e S. Maria e ”la Valle” (Il Salvatore e la Madonna rientrano nella chiesa di Santa Maria nel rione “La Valle” di Subiaco)

Subiaco -Agosto 2013 festa della Vergine Maria Assunta in Cielo

Subiaco -Agosto 2013 festa della Vergine Maria Assunta in Cielo

 

Subiaco -Agosto 2013 festa della Vergine Maria Assunta in Cielo

 

Subiaco -Agosto 2013 festa della Vergine Maria Assunta in Cielo

 

Subiaco -Agosto 2013 festa della Vergine Maria Assunta in Cielo – processione verso la Chiesa di Santa Maria della Valle

L’Assunta

 

Quandu che la viggilia dell’Assunta,

’n cima alla Valle régna la concordia

e alla sallita ju Sarvatore spunta,

la gente aggria la «MISSIRICORDIA!»

E, mentre che la pelle te s’aggriccia,

Cutturu già sta pronto co’ la miccia!

Po’ tutti ’nzunu: spari, aggrii e trombe!

S’azzanu ’n céo passari e corvèlle,

ma più che aru tonanu le bombe

e sotto có cucummaru e ciammelle.

Pe’ chella notte, po’, ju Sarvatore

rentro alla chiesa è gli’ospite d’onore!

Iu giorno apprésso parte dalla Valle,

sfilènno pe’ la via della Missione;

réèccutigliu béglio accapabballe,

tra du filari acculimi ’e persone.

E s’araggria ’n piazza e se respara,

mentre arésona na marcetta e l’àra.

Achille Pannunzi (da Na rattuttaglia ‘e vérsi)

Festa dell’Assunta 2011, addobbo ingresso Chiesa di S. Andrea Apostolo

DonNazzarèno Appodia (messa ncima a Monte Livata -recalènno dalla SS. trinità).don Nazzareno Appodia  (Messa ncima a Livata-subiaco) -rtecalènno dalla SS. Trinità

 

Preghiere  

Maria Santissima Immacolata opera di Sebastiano conca venerata nella Basilica concattedrale di S Andrea Apostolo in Subiaco

Ma che vordì precà?

(Ma cosa vuol dire pregare?)

Gesù ci chiede di “pregare sempre senza stancarci mai”.        Lc 18,1-8

Senza la preghiera non riusciamo a vivere una vita autentica.

Ma  cosa si intende per PREGHIERA? (soltanto recitare ROSARI, REQUIEM eterna, AVE Maria, formule, ecc. ecc.) no,  -magari serve- ma non è la preghiera di cui Gesù parla.

In un mondo così complesso e difficile spesso non riusciamo a mantenere il “sangue freddo” e tenere la rotta,  e a pregare senza stancarci mai.

Come si fa a pregare quando abbiamo tanto da fare?

La preghiera che Gesù intende “è mettersi in contatto con Lui, vuol dire dialogare con Dio, cercare di capire costantemente cosa Lui ci vuole dire (leggendo la bibbia) ciò che sta accadendo intorno a noi.

Come gli innamorati si parlano spesso, si cercano spesso, per capirsi per scambiarsi idee, progetti, ecc. e poi seguire un itinerario insieme.

La PREGHIERA NON è una richiesta di cose che si realizzano, miracoli, ecc. NON è affidargli le nostre necessità e quindi ce le risolve Lui… tanto gliel’ho detto… io sto a posto, NO! Gesù vuole che le cose le facciamo NOI (TREMENDO secondo me! Chiedo a Gesù una cosa che devo fare io; è tosta la preghiera che non delega; un Ave Maria per questa o quella situazione, un Eterno riposo per il defunto… e ho la coscienza è a posto, sfuggiamo! Agli Immigrati ci pensa lo Stato; Al caro del defunto che posso farci? Che telefono a fare, che lo incoraggio a fare? Alla persona sola che mi abita di fronte? La pratica fatta bene in ufficio? Guidare bene i propri figli? Ci pensa Dio!… ecc.) occorre ritrovare la Fede del fare e di pregare veramente attraverso lo stimolo della “parola della sacra scrittura”, costantemente.

La preghiera è il DIALOGO continuo con DIO, se vogliamo “sintonizzarci con Lui”. Bisogna prendere in mano la bibbia e capire come la pensa Dio e darsi da FARE!

Gesù vuole che le cose le facciamo NOI (io) affidandoci a Lui attraverso l’aiuto di Maria Santissima.  

(quel che dico è facile a dirsi…rimbocchiamoci le maniche e cominciamo, o proviamoci almento…)

Buona Preghiera (nel discernimento della parola di Dio!)

con semplicità Fefè

Commento da sito azione cattolica: Lc 18,1-8

Lc 18,1-8

Questo Vangelo afferma la necessità di pregare sempre senza stancarsi e, per chiarire meglio il concetto, ci mostra l’insistenza nel domandare giustizia da parte della vedova che ha davanti a sé un giudice iniquo.
Il testo offre l’opportunità di riflettere sul nostro modo di intendere la preghiera. È purtroppo diffusa l’idea che è utile pregare ma che per farlo servirebbe tempo e il tempo non c’è mai. O, meglio, crediamo nell’importanza della preghiera ma preferiamo agire, perché così ci sentiamo “protagonisti”, e pensiamo che per risolvere le cose bisogna darsi da fare, correre, intraprendere. Insomma, ci affidiamo più all’efficacia dell’azione che a quella della preghiera. Se dovessimo scegliere tra agire e pregare sceglieremmo l’azione. Diciamoci con franchezza che questo modo di pensare e agire è sbagliato.
Come pure è sbagliato ricorrere alla preghiera solo dopo avere sperimentato l’inefficacia delle nostre azioni.
È urgente recuperare il senso della preghiera, che si manifesta concretamente nel pregare sempre. Chi ha anche una piccola esperienza di preghiera avrà sicuramente constatato che essa è così efficace da indurci a scegliere di pregare prima di agire, prima di operare.
Ciò vale anche in ambito lavorativo: è comune l’idea che per vincere la concorrenza si debba lavorare molto, essere innovativi, competenti. Il lavoro è vissuto come una realtà che non ha bisogno della nostra preghiera. Ma le cose stanno esattamente al contrario: il lavoro richiede la nostra preghiera. Con essa il nostro cuore rimane correttamente orientato e ci permette di vivere nella giustizia, di scegliere stili di vita coerenti, di cogliere il significato autentico del lavoro.
Siamo ancora capaci di trovare il tempo per pregare?

1 risposta a Diuzióni e prichiére

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