“Préchéne stu situ?”

Perché un sito in dialetto sublacense ? Semplicemente, perché non esiste.

Dal 2001 vivo a Roma e la nostalgia c’è. Come si fa a non amare il posto in cui si è nati!

Sono nato a Subiaco nel 1970, i miei familiari parlavano e parlano dialetto, mi hanno trasmesso oltre alla lingua delle tradizioni e dei valori  che vorrei trasmettere ai miei figli e magari chissà ai miei nipoti.

Ho cercato nella biblioteca di Subiaco dei testi di riferimento per costruire questo sito, ho trovato dei libri molto interessanti e di vero spessore e questi ne costituiscono il vero riferimento.

Provare in maniera semplice e diretta a mettere sulla rete riferimenti utili a capire e scrivere il vernacolo Sublacense è un servizio per tutti i sublacensi. A questo proposito ho trovato interessantissimo il lavoro del nostro maestro (di nome e di fatto) Pittúcciu Jupi (Benedetto Lupi) dove si trovano:

– Subbjàcu 1 – Grammatica 1ª 1995, – Subbjàcu 2 – Poesie e prose – 1995, – Subbjàcu 3 – Lessico – 1997.

– I taccuíni de Pittucciu: – 1. Notti Africane – 2007 – 2. Àlema subbjacciàna – 2008 – 3. Le 4 Staggiúni – 4. A lla Scòla serale – 2008 – 5. Adda Munnu! – 2009 – 6. Co tuttu ju còre – 2009 – 7. Tommolata de Natale – 2009 – 8. Cóse Ómmini Alimali (CÓA) – 2010 – 9. Adda lo ríe! – 2010

Molto interessanti anche le pubblicazioni di altri autori sublacensi:

– Romolo LOZZI, Canti Simbruini – Edizioni “Lux” – Roma 1965

– Romolo LOZZI, Musa Nostrana – Edizioni ITER – Arti Grafiche “Il Torchio” – Subiaco 1990

– Achille PANNUNZI, Na Rattattuglia ‘e vérsi – Arti Grafiche “Il Torchio” – Subiaco 1983

– Pina ZACCARIA ANTONUCCI, Piccolo vocabolario sublacense – Edizioni ITER – Arti Grafiche “Il Torchio” – Subiaco 1985.

Il sito è l’occasione per “riunire” i nostri maestri del vernacolo, giocare con le parole, studiarne la grammatica e provare a scrivere qualcosa.

Qualcuno mi ha fatto notare che “le radici degli alberi stanno sotto terra e che bisogna curare di più l’albero soprattutto i rami ed i suoi frutti”; allo stesso tempo penso che curare le radici sia comunque importante, non deve essere l’obiettivo cui tendere ma l’inizio di un processo teso a far sviluppare e accrescere le potenzialità dei nostri concittadini. Viva la tecnologia, le lingue i viaggi e quanto possa far crescere un domani la nostra cittadina.

Che il nostro Santo Patrono, Bendetto da Norcia, ci aiuti in questo difficile intento e ci sia di stimolo e d’esempio per la comunità.

Un caro saluto a tutti i concittadini sublacensi, della valle degli Aniensi, con affetto,

Fernando Ferzioli (ittu Fefè)

 

 

 

Da Avvenire 29/01/2016                          Elogi               A cura di Umberto Folena

 CITTÀ NATALE

 

Non importa quale sia. Se una città d’arte e cultura o un borgo remoto ignoto ai più, se il nome ci fa inorgoglire o va ripetuto due o tre volte perché nessuno l’ha mai sentito. La città natale è la città più importante anche se fosse un paesucolo, non avesse una cattedrale, non ci passasse nemmeno il treno, non ci fosse nato nessuno di illustre tranne… beh, tranne noi. La città natale sono le nostre radici, là dove tutto ha avuto inizio. La città natale è dove nostra madre ha stretto i denti e sudato e spinto e alla fine ci ha stretti al seno. L’aria della città natale è la prima che abbiamo respirato e la sua notte la prima nella quale ci siamo addormentati, la sua alba la prima nella quale ci siamo svegliati. Alcuni nascono e vivono tutta la loro esistenza nella città natale. Altri ne sono sottratti e vagano per molte città. Alcuni le abitano senza viverle, senza sentirle, senza mai legarsi e ne scivolano via verso nuove mete senza memorie né rimpianti. Di altre si innamorano. Ma alla fine tutti dovremmo tornare alla città natale, ovunque essa sia, fosse pure per pochi minuti appena, e rivedere la casa (la clinica) dove siamo nati, e toccare quei muri e respirare quell’aria, e ridere e piangere anche per un solo minuto. Perché? Per chiudere il cerchio. E per riconoscenza.